Egitto, 15 anni di carcere per Ezzat Ghoniem

È stato condannato a 15 anni di carcere Ezzat Ghoniem, fondatore della ong in difesa dei diritti umani Egyptian Coordination for Rights and Freedom. Insieme a lui, hanno ricevuto dure condanne da un tribunale d’emergenza egiziano – con udienza a porte chiuse – anche altri 13 membri dell’organizzazione: l’avvocato Muhammad Habu Horeira (anche lui 15 anni), la moglie Aishaa Al-Shater, Sumaya Nassef (10 anni) e l’avvocata Hoda Abdelmoneim (5). «Questo verdetto – ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – corrisponde alle politiche criminalizzanti di Abdel Fattah Al-Sisi, secondo cui chi si occupa di diritti umani è giudicato colpevole di reati quali adesione, finanziamento e sostegno al terrorismo nonché diffusione di notizie false»: lo stesso reato imputato a Patrick Zaky. «I tribunali d’emergenza funzionano ancora e processano le persone per reati d’opinione», ha aggiunto infatti Noury. «L’Italia dunque non dia per scontato l’esito di quel procedimento e non abbassi la guardia sulle violazioni dei diritti umani in Egitto. Le pesantissime pene emesse contro i leader del Coordinamento egiziano per i diritti e le libertà devono suscitare la dura condanna del nostro governo e far capire che i buoni rapporti con Il Cairo in termini economici e commerciali non stanno migliorando di un passo le condizioni di vita della popolazione: da dieci anni ormai chi lavora per la democrazia e la libertà viene perseguitato». Il portavoce di Amnesty ha anche denunciato il fatto che agli avvocati degli imputati è stato negato l’accesso agli atti giudiziari, che non hanno potuto interrogare i testimoni dell’accusa, e che durante il procedimento «non si è fatto cenno alle torture, compresa la violenza sessuale, e alle sparizioni forzate subite dagli imputati, in carcere dal 2018».

Iran, Khamenei condanna gli avvelenamenti

Gli avvelenamenti di centinaia di studentesse iraniane sono un crimine «imperdonabile», ha affermato l’ayatollah Ali Khamenei nella sua prima presa di posizione ufficiale sul caso in corso ormai da tre mesi. «Le autorità dovrebbero perseguire seriamente gli autori degli avvelenamenti» – ha affermato – che devono essere «puniti duramente». Ieri però è anche emerso che Ali Pourtabatabaei, un giornalista di Qom, è stato arrestato proprio mentre seguiva il caso degli avvelenamenti. Attivisti e gruppi per i diritti civili iraniani hanno invocato manifestazioni di protesta contro la debole reazione delle autorità al crimine contro le studentesse iraniane.