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Brevi dal mondo: Arabia saudita, Cina, Corea del Sud

Brevi dal mondo: Arabia saudita, Cina, Corea del SudTra gli attivisti sauditi in prigione, le donne che hanno lottato per ottenere il diritto di guidare

Internazionale Amnesty accusa Riyadh di torture e abusi sessuali sugli attivisti prigionieri. Trump pensa al blocco di investimenti stranieri verso aziende che si occupano di intelligenza artificiale, nel mirino c'è Pechino. A capo dell'Interpol nominato un sudcoreano, bocciato il candidato russo

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 22 novembre 2018

Amnesty: «Attivisti sauditi torturati e abusati nelle prigioni»

Torture, abusi sessuali, maltrattamenti disumani: è l’accusa mossa da Amnesty all’Arabia saudita. Citando interviste a ex detenuti di cui non viene rivelato il nome, l’organizzazione denuncia le pratiche di Riyadh nei confronti di attivisti e attiviste prigionieri da maggio nel carcere di Dhahban: torture con elettricità e fustigazioni, donne abusate, uomini lasciati appesi al soffitto.

«A poche settimane dallo spietato omicidio di Khashoggi – dice Lynn Maalouf, direttrice di Ai per il Medio Oriente – questi rapporti choc svelano l’oltraggiosa violazione dei diritti umani da parte delle autorità saudite».

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Trump, stop ai soldi stranieri per le aziende AI

Una decisione che punta senza mezzi termini su Pechino: l’amministrazione Trump ha intenzione di impedire acquisizioni da parte di aziende straniere di società americane che operano nel campo dell’intelligenza artificiale, ambito che verrebbe così paragonato ad altri ritenuti fondamentali per la sicurezza nazionale americana. Da sempre Trump accusa la Cina di furto di proprietà intellettuale che Pechino opererebbe proprio attraverso l’acquisizione di aziende Usa da cui poi estrarrebbe gli asset trasferiti in seguito a compagnie cinesi.

Anche questa decisione sembra rischiare di compromettere una relazione tra i due giganti economici che pare vacillare da tempo. La decisione di Donald Trump, inoltre, rischierebbe di compromettere, secondo molti analisti del settore, le tante cooperazioni in atto tra Cina e Stati uniti su temi di Intelligenza artificiale e tecnologie.

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Interpol, il nuovo boss è sudcoreano 

Tutti si aspettavano la nomina di un russo, invece gli Usa l’hanno spuntata e a sostituire il precedente presidente cinese – finito agli arresti in Cina – sarà un sudcoreano. Il confronto nel mondo multipolare, ormai, avviene in ogni momento, anche nella nomina del vertice di un organo come l’Interpol. Kim Jong-Yang è stato infatti eletto con il sostegno degli Usa, che hanno evitato l’elezione del candidato russo Alexander Prokopchuk, ritenuto favorito nella corsa alla presidenza dell’organizzazione, ma sgradito a Washington.

Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, aveva formalizzato il sostegno degli Usa al funzionario sudcoreano nella giornata di ieri: «Sosteniamo con convinzione Kim Jong-yang», aveva dichiarato Pompeo nella giornata di ieri.

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