L’assassinio di Mohamed Brahmi, il secondo di un leader politico in meno di sei mesi, ha suscitato grande emozione in Tunisia, dove in molti si chiedono chi sarà il prossimo e soprattutto come impedirlo. Entrambe le vittime eccellenti appartenevano al Fronte popolare, lo schieramento che ha raccolto i vari partiti della sinistra.

A quasi sei mesi dall’assassinio di Chokri Belaid e a poche ore da quella di Brahmi, il ministro degli interni Lofti Ben Jallou ha affermato che i due leader politici sono stati uccisi con la stessa arma da estremisti salafiti. Il principale responsabile sarebbe Boubaker al Hakim, ricercato per importazioni di armi dalla Libia e individuato due settimane fa nella cité di al Ghazali, dove è stato assassinato Brahmi, ma poi sparito. Altri 14 jihadisti sarebbero coinvolti. Questa è l’ultima versione del ministro che ha anche detto che non risultano partiti coinvolti. Un tempismo ammirevole ma anche delle lacune sospette che sembrano dirette più a salvare il governo che a chiarire le responsabilità degli assassinii.
Contro l’assassinio di Brahmi il sindacato Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt) ha indetto ieri uno sciopero con una massiccia adesione: nessun aereo è decollato dall’aeroporto di Tunis Carthage, per fare solo un esempio. Migliaia di persone ieri mattina si sono riunite nella piazza Mohamed Ali, di fronte alla sede del sindacato, nel centro di Tunisi, per poi dirigersi in corteo, con in testa l’ordine degli avvocati, verso avenue Burghiba, dove si trova la sede del ministero degli interni, sempre circondato da rotoli di filo spinato dai tempi della rivoluzione.

Lo slogan urlato dai manifestanti è lo stesso gridato dai rivoluzionari nel 2011 «dégage» (vattene), allora era contro il dittatore Ben Ali, oggi è contro il governo della Troika (formato dal partito islamista Ennahdha più i due partiti «laici»: il Congresso per la repubblica e Ettakatol) e contro l’Assemblea nazionale costituente. Dall’Ugtt a tutti i partiti della sinistra e Nidaa Tounes (che può essere considerato un po’ schematicamente di centro-sinistra e viene dato in testa ai sondaggi elettorali) sono tutti concordi nel chiedere lo scioglimento del governo accusato di incapacità nel far fronte ai problemi economici e sociali, di svendere i beni del paese a stranieri, di coprire gli estremisti islamici. Tra le richieste dell’opposizione vi è anche lo scioglimento della Lega per la protezione degli obiettivi della rivoluzione che con la rivoluzione non ha nulla a che vedere e che colpisce le forze democratiche.

La famiglia di Brahmi vuole conoscere i mandanti dell’assassinio di Mohamed, avvenuto proprio nel giorno della festa della repubblica, così come continua a fare la moglie di Chokri Belaid, Basma Khalfaoui. Per molti la responsabilità è di Ennahdha, che ha sempre coperto i salafiti, gli estremisti islamici. Che dopo la preghiera del venerdì seguita nella moschea di al Fath in via della Libertà, quartier generale dei salafiti, hanno raggiunto a loro volta avenue Bourghiba per difendere la legittimità del governo e accusare l’opposizione di voler interrompere il processo di transizione.

L’Assemblea costituente era stata eletta il 23 ottobre 2011 con il compito di redigere la costituzione, sono passati quasi due anni e non c’è nessuna speranza che si arrivi presto ad un testo da sottoporre a referendum. Il tentativo degli islamisti di introdurre la sharia (legge coranica) è fallito, ma l’opposizione è troppo debole per far passare una propria proposta costituzionale. Alcuni deputati si sono dimessi e il costituente Mohamed Brahmi è stato assassinato. Anche il governo doveva rimanere in carica per il periodo costituente e nonostante la sua inettitudine rimane al potere.

La mobilitazione continuerà oggi con i funerali di Brahmi, che si svolgeranno in mattinata prima della sepoltura accanto a Chokri Belaid. Salirà anche la tensione che probabilmente è destinata a cambiare il corso degli eventi e a rimettere in moto un processo di transizione che rispetti i valori della rivoluzione, finora scartati dai partiti al potere.

L’assassinio di due uomini politici così popolari ha messo in evidenza la ferocia del potere che usa un sistema di repressione e di eliminazione fisica che rispecchia i metodi utilizzati dalla dittatura. Per Ennahdha sarà più difficile nelle prossime elezioni sfruttare il richiamo religioso per ottenere la vittoria elettorale (nel 2011 è risultato primo partito con il 37 per cento dei voti), dopo quasi due anni di governo il «doppio linguaggio» usato dai Fratelli musulmani per mantenere ufficialmente una immagine accettabile e nella pratica agire per instaurare una teocrazia si è rivelato in tutta la sua ambiguità.