Alla fine i 5 stelle devono accettare. Non solo perché dire no all’emersione del lavoro nero nei campi e nelle case sarebbe stato difficilmente sostenibile anche per l’ex alleato della Lega, ma anche perché un no avrebbe infilato il governo in una condizione pericolosa e pericolante. Che è quella in cui però ora si ritrova il «movimento», dilaniato da giorni di battaglia intestina. Il testo di un solo articolo e 22 commi che prevede la regolarizzazione di braccianti, colf e badanti, migranti ma anche italiani, c’è ed è nel decreto Rilancio, il treno che consente l’approvazione più veloce e il rapido utilizzo delle norme nei campi dove le raccolte sono già iniziate.

DOPO GIORNI DI FIBRILLAZIONE e attacchi alla maggioranza da parte dei 5 stelle, a sbloccare lo stallo è stata una telefonata alla mezzanotte fra martedì e mercoledì tra il ministro Provenzano e il reggente grillino Crimi. L’impianto della legge resta quello concordato da giorni fra i quattro ministri interessati al provvedimento: Bellanova (Agricoltura), Catalfo (Lavoro), Lamorgese (Interno) e Provenzano (Sud). Ma per rimangiarsi le accuse di «condono» e «sanatoria» i grillini ottengono di esplicitare i nomi dei reati che non consentiranno di accedere alle regolarizzazioni ai datori che hanno subìto una condanna (sono molti, indicati con gli articoli del codice sin dal principio, connessi e non con il caporalato e il favoreggiamento di immigrazione clandestina).E soprattutto ottengono di «raddoppiare» le sanzioni già previste dalla legge contro il caporalato e dal codice penale per il datore che impiegherà al nero il lavoratore provvisto di permesso. È il comma 11bis, raddoppia le sanzioni e consente ora a Crimi di rivendicare il successo. «La misura per i lavoratori stagionali, colf e badanti è diventata finalmente soddisfacente e condivisibile: non si fanno sconti o regali a chi non li merita», scrive sui facebook, «Il M5s sta dando con responsabilità un contributo fondamentale al Paese in questa fase così difficile e importante».

SODDISFATTE anche la titolare del Viminale e  la ministra del Lavoro (grillina ma favorevole alla norma sin dall’inizio). La ministra Bellanova, che aveva scatenato le reazioni dei 5s calando in piena trattativa le dimissioni sul tavolo, al question time del senato, canta vittoria: «Quelli che voi chiamate clandestini sono lavoratori che si è fatto finta di non sapere che stavano raccogliendo nei campi prodotti che finiscono per fare concorrenza sleale alle tante imprese sane». A sera, alla conferenza stampa del governo, si emoziona.

 

 

È COMPOSTO E SORVEGLIATO invece il commento di Peppe Provenzano, il ministro Pd che ha tenuto ostinatamente aperto il dialogo con i 5 stelle anche nelle ore di scontro ruvido: «È un compromesso onorevole», spiega al manifesto, «Non era semplice né scontato averlo in questo decreto. Per questo non mi sono mai alzato da quel tavolo. Dovevamo portarlo a casa. E non solo e non tanto per affermare la discontinuità con i tempi Salvini, ma per portare diritti e legalità a chi da tempo li chiede. Non per le braccia, per le persone».

LA LEGGE PREVEDE DUE CANALI di regolarizzazione. Il primo, che ricalca le sanatorie Monti e Maroni, è la possibilità dei datori di assumere stranieri «presenti sul territorio nazionale» o – qui l’emersione del lavoro nero – «per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri» segnalati in Italia prima dell’8 marzo 2020 o che abbiano soggiornato in Italia, comunque senza aver lasciato il territorio nazionale dall’8 marzo 2020.

MA LA NORMA CHE FA IMPAZZIRE le destre – che gridano contro la messa in regola dei migranti, parlano di «follia ideologica» (Meloni) e promettono reazioni a furor di popolo – è la novità contenuta nel «comma 2». È la possibilità per i singoli migranti «con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno» di richiedere essi stessi un permesso «temporaneo» di sei mesi al termine del quale se avranno trovato lavoro sarà convertito in «permesso di soggiorno per motivi di lavoro».

SOSPIRO DI SOLLIEVO per il governo. «Una battagli di civiltà» la definisce Conte in serata. «Non ho fatto uno studio esatto dei numeri ma se ci abbandonassimo alle comparazioni, credo che i governi di centrodestra abbiano regolarizzato 877 mila migranti, quelli di sinistra oltre 500mila. Ma non è un problema di numeri, è di sostanza».

Dal mondo dell’agricoltura arrivano segnali differenziati. Per l’Alleanza cooperative agroalimentari la soluzione «è parziale», le Coldiretti regionali si dividono: soluzione «importante» per quella piemontese, «tardiva» per quella pugliese. Di «primo passo» parla Miraglia, dell’Arci, ma aggiunge che «le condizioni emerse dalla mediazione nella maggioranza» lasceranno fuori  «decine di migliaia di persone che un lavoro ce l’hanno». Delusi gli esperti di immigrazione dell’associazione Grei250: «Consentire l’emersione dal lavoro nero solo per alcune categorie lavorative», scrivono, «è una scelta priva di ogni razionalità giuridica».