L’incendio è divampato nella tarda serata di mercoledì, distruggendo rapidamente il ghetto di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani e portandosi via la vita di Omar, un bracciante di 30 anni di origine senegalese, di cui ancora non si conoscono tutte le generalità. È bruciato vivo nel suo giaciglio mentre dormiva. Come gli altri 300 migranti che vivevano nel campo sorto sull’area (una volta occupata dalla Calcestruzzi Selinunte a Castelvetrano), il giovane era occupato nella raccolta delle olive, raggiungeva il posto ogni mattina nella vicina Campobello.

I POMPIERI ACCORSI per domare le fiamme hanno ipotizzato che l’incendio sia scaturito da un gruppo elettrogeno durante una manovra di rabbocco del carburante, catalogando quindi l’accaduto come accidentale. Una lettura che però non rispecchia quella dei braccianti organizzati nelle associazioni impegnate sul territorio, come La Casa del Mutuo Soccorso, i cui attivisti sono da subito accorsi sul sito ed esprimendo rabbia e dolore per la perdita del loro compagno e rimarcando come Omar sia una vittima dell’incuria in cui versano in Italia i braccianti a causa della morsa del sistema agroindustriale in cui sono impiegati.

La Casa del Mutuo Soccorso, organizzazione nata nel 2020 dalle assemblee del ghetto di Campobello di Mazara e sviluppatasi in questi mesi come una formazione sindacale che punta alla presa di parola a partire dai bisogni e dai diritti dei lavoratori, solo pochi giorni fa si era rivolta alle autorità competenti per l’area interessata dalle coltivazioni, rivendicando migliori condizioni di lavoro, accesso all’acqua, l’installazione di punti di illuminazione pubblica nei pressi degli insediamenti informali, la rimozione dell’immondizia nei ghetti e la fornitura di kit medici e bagni chimici. Inoltre da tempo chiede ai comuni interessati di fornire delle abitazioni disponibili all’affitto per i braccianti durante la raccolta delle olive da tavola, cosa che ieri è stata ribadita anche dal sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, che ha chiesto a chiunque possieda una casa inutilizzata di affittarla ai braccianti perché, ha detto, «rappresentano una forza lavoro indispensabile per l’economia locale».

L’associazione dei braccianti si è detta quindi molto amareggiata riguardo una situazione in qualche modo annunciata e in cui tutti hanno perso i loro risparmi, i documenti e i pochi averi, come si legge nel comunicato scritto dagli stessi braccianti poche ore dopo il divampare dell’incendio e poi diffuso dalla rete Fuorimercato, autogestione in movimento, l’organizzazione nazionale ispirata alle società operaie di mutuo soccorso che da tempo promuove vertenze per la tutela delle condizioni di lavoro e di cui anche La Casa è parte.
Subito dopo l’incendio alcuni braccianti hanno iniziato una forma di protesta, bloccando la strada provinciale 56 tra Campobello di Mazara e Selinunte, chiedendo una sistemazione dignitosa.

IN UNO DEI VIDEO divulgati durante la manifestazione, un bracciante dice: «Oggi abbiamo perso uno dei nostri fratelli, non è morto senza un motivo ma per colpa della politica. Siamo qui perché le persone devono sapere come vivono coloro che lavorano nei campi». Per sostenere l’emergenza La Casa del Mutuo soccorso ha lanciato, a Fontane D’oro, presso Campobello di Mazara, una raccolta solidale di beni di prima necessità come sacchi a pelo e vestiti e dei fondi per sostenere le spese di emergenza ci chi ha perso tutto, a cui si può partecipare tramite Fuorimercato o al link https://gofund.me/fd127a0b.