A poche ore l’uno dall’altro, i «comunicatori» Dominic Cummings e Lee Cain sono stati defenestrati, o meglio, deportati (nel senso di messi alla porta), da Downing Street. A giorni dell’ennesima ma definitiva scadenza Brexit e in mezzo a una pandemia gestita a dir poco al peggio, l’ingrato Johnson allontana i due a cui deve più o meno tutto: Brexit e la vittoria elettorale di nemmeno un anno fa. Del resto se, come amano ripetere gli strateghi della politica politicante, nessuno è indispensabile, tantomeno lo sono «Dom» e Lee, spin doctor assurti a manovratori in capo nel cordone sanitario creato attorno a Boris Johnson una volta premier. Così, con un’uscita dalla porta principale di Downing Street spontanea quanto una prova generale al Globe Theatre, Cummings, il più mito-genico dei due, se n’è andato poche ore dopo il compare. E con le scatole piene, fuor di metafora, di quei documenti che non aveva fatto in tempo a triturare, come quei poveri lavoratori di Lehmann Brothers simbolo dello sfarinamento finanziario del 2008.

I retroscena sono da puro power porn, quella carnascialesca pornografia del potere che, dagli albori degli intrighi di corte dell’assolutismo monarchico fino a fiction come House of Cards e similari (che fungono da modello a coloro che dovrebbero ispirarle), titilla voyeuristicamente i dominati. Per ragioni di scarso interesse, ancora prima che di spazio, le accenneremo sommariamente. L’entourage di Johnson era apparentemente spaccato fra la fidanzata Carrie Symonds – spin doctor pure lei – e la neo-assunta Allegra Stratton, responsabile dei «nuovi» briefing stile Casa Bianca con cui Johnson parla ai giornalisti da una parte: e i due maschiacci dall’altra.

Le ragazze premevano per un termidoro dal terrore ultra-brexittaro finora imposto dai due defenestrati, giacché le elezioni sono state vinte ormai già da un anno, è intervenuta un’emergenza sanitaria senza precedenti nella quale Johnson ha dimostrato la propria pochezza con imbarazzanti marce indietro decisionali, con il paese in testa alla macabra classifica di decessi da Covid in Europa (oltre la soglia di 50mila) e con un presidente americano neoeletto così politicamente fané (filo-Nato e filo-Eu). Mentre la chiave di lettura «maschi contro femmine» stavolta lascia il tempo che trova: qui è la solita vecchia politica – lei sì transgender – a dettare legge. Se vuole salvarsi da se stesso, Johnson deve smettere di continuare a credersi in campagna elettorale permanente, come fanno le destre continentali, e dare l’impressione di governare. Passare dalla pars destruens alla notoriamente più difficile pars construens. La sua difesa bovina di Cummings lo scorso maggio – quando quest’ultimo aveva patentemente violato le regole del lockdown e tutto il paese ne voleva la cabeza – ne ha definitivamente dissolto la credibilità.

Se di serie tv dobbiamo morire, la goffaggine di tutto questo ricorda casomai i grandi classici di Yes, Prime Minister o The Thick of It, roba assai più cinica e per questo vicina alla realtà. Quanto al «geniale» Dominic, che se n’è andato: a forza di girare, a volte gli spin doctor «spin out of control – gli esperti di comunicazione vanno fuori controllo.

Buon artigiano di slogan (Take back control, Riprendi il controllo, e Get Brexit done, Concludi la Brexiti), Cummings ha finito per credere al proprio mito, ai sufflè tecnocratici e pseudoscientifici sfornati dal suo blog. La sua parabola, inscenata fino alla fine come anche quella dello sgherro mediatico di Tony Blair, Alastair Campbell, illumina una volta di più il vuoto dell’operetta democratica post-neoliberale, dove lo scenografo conta più del regista, del compositore e del librettista messi assieme.