Le domeniche gratuite, le notti bianche raddoppiate della cultura, i giorni di apertura lungo orario: sono alcune delle carte giocate dalla riforma Franceschini per regalare più appeal ai musei, alle aree archeologiche italiane e alle mostre temporanee che si svolgono in quei luoghi.
Dalle stanze del Mibact fanno sapere che dal 2013 al 2016 è di oltre 7 milioni la crescita del numero dei visitatori – passati da 38,5 milioni a 45,5 milioni (+18%) – mentre gli incassi sono aumentati di quasi 50 milioni di euro.
Intorno al dato positivo dei consumi culturali è stata fatta una gran campagna pubblicitaria anche in passato e il battage è stato assordante. Dopo la sentenza del Tar è l’arma preferita da brandire. Quel numero senza nessun meno davanti è diventato un testimonial da sbandierare a riprova della bontà assoluta di una riforma del Mibact che, di fronte al fatto compiuto – maggiori entroiti e più pubblico – non può essere messa in discussione.
In realtà, i dati vanno letti nella maniera giusta, compresi in tutte le loro specificità e grazie alla giusta dose di discernimento. Ecco allora una miniguida per resistere ai toni trionfalistici, per esercitare il pensiero critico. Intanto, in gran parte dei casi, i biglietti dei musei sono diventati più cari. Gli over 65 – a prescindere dal reddito – non hanno più un accesso libero, ma pagano. A fronte delle domeniche gratuite per musei, pinacoteche, siti archeologici, monumenti, il + 4% non è un numero così incoraggiante. Se gli incassi salgono e anche alcune spese aumentano: i cda dei supermusei individuati dalla riforma, gli appalti aggiuntivi per le pulizie, i custodi in turno festivo, per fare qualche esempio, hanno dei costi. Elementi che vanno considerati nel pacchetto mediatico. Una valorizzazione del settore beni culturali – trasparente e non opaca – ammette anche voci nuove e necessarie, ma vanno rese note, soprattutto se si lavora tra le maglie dello Stato.
Quel che invece piacerebbe molto sapere – e si ignora – sono i dati che riguardano scuole ed educazione, la «mission» che contraddistingue i musei.
La fretta è da sempre cattiva consigliera, anche quando si divulgano notizie, omettendone altre. È accaduto con le requisitorie contro il Tar costretto a respingere le nomine di direttori di musei già insediati per «vizio di procedura» (con figuraccia internazionale double face: saremo egualmente tacciati di provincialismo e di esterofilia). Il problema non è nelle figure professionali dei direttori stranieri, forse neanche nel Tar stesso (organo giuridico che prende in esame atti amministrativi), ma nella forzatura di un procedimento che si fingeva fosse pubblico e che quindi per legge sarebbe stato diverso. Bastava aggiustarlo con cognizione di causa, aprendo i giochi per tutti, evitando di farci ridere dietro dal mondo.
Boom dei musei? Miniguida alla lettura dei dati
Mibact. La campagna mediatica fondata sulla crescita dei consumi culturali nasconde alcune verità: rincaro dei biglietti, domeniche gratuite e qualche opacità sui costi di gestione
Mibact. La campagna mediatica fondata sulla crescita dei consumi culturali nasconde alcune verità: rincaro dei biglietti, domeniche gratuite e qualche opacità sui costi di gestione
Pubblicato 7 anni faEdizione del 26 maggio 2017
Pubblicato 7 anni faEdizione del 26 maggio 2017