Con la grande capacità comunicativa che contraddistingue il governo Renzi, e questa volta anche con un tocco di cinismo, è partita la fiera delle illusioni targata Pd: in vista delle prossime elezioni regionali, come hanno fatto notare le opposizioni. L’occasione l’ha offerta il Def, che proprio alla data del varo ha riservato un “insperato” tesoretto, ovvero 1,6 miliardi di euro che ieri hanno occupato per tutta la giornata le cronache. E in serata, giusto poco prima della riunione del consiglio dei ministri, un tweet lanciato dallo staff renziano ha dato il la alla paradossale gara: partite Iva, pensionati, asili nido, terzo settore, in tanti si sono fatti avanti per incassare il #bonusdef, e chissà chi lo avrà.

Cosa sia questo «tesoretto», e come sia saltato fuori, è presto detto: è equivalente allo 0,1% di deficit che il governo ha deciso di utilizzare, scegliendo di confermare per quest’anno il 2,6%, anche se avrebbe potuto – coerentemente con le previsioni del passato – tenersi sul 2,5%. Ma appunto, in chiave «espansiva» (parole usate dallo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan qualche giorno fa) si è determinato di usare la flessibilità concessa dalla Ue (visto che si è comunque ben distanti dal 3%), potendo così investire quella cifra.

La novità è insomma che quest’anno l’esecutivo non conta di fare una «manovra correttiva» per ridurre il deficit, visto che non ne ha bisogno, ma al contrario può addirittura permettersi una “manovra alla rovescia”. Banalizzando si può dire che “peggiorerà” i conti, ovviamente dentro la flessibilità concessa dalla Ue, come abbiamo detto, per ritrovarsi così nuove risorse da spendere.

Basti pensare che, senza alcuna correzione, il pareggio di bilancio sarebbe stato raggiunto già nel 2016, prima del 2017 concordato con la Ue. Ma il governo usa il nuovo spazio di manovra europea. Il deficit tendenziale di quest’anno sarebbe al 2,5%, ma viene appunto “peggiorato” al 2,6%, liberando risorse per un decimo di punto di deficit (pari a 1,6 miliardi). Nel 2016, invece, il deficit scenderebbe all’1,4%, ma il governo lo “aumenta” nelle sue previsioni all’1,8%: 0,4 punti che valgono 6,5 miliardi. “Gruzzolo” che addirittura sale a 10 miliardi nel 2016, poi scende a 8,9 miliardi nel 2017 e infine si attesta a 9,2 miliardi nel 2018.

Fin dal pomeriggio, dopo che il consiglio dei ministri era slittato di dieci ore (dalle 10 alle 20, per «riordinare i testi», avevano spiegato dal governo), Renzi aveva fatto sapere che era intenzionato a elargire gli 1,6 miliardi «per il welfare». E che l’esecutivo era anche «pronto a fare un decreto», per rendere immediato l’utilizzo. Tutti hanno ripensato agli 80 euro, stanziati proprio a un mese dalle elezioni europee.

Adesso, in maggio, come si sa ci sono le regionali: siamo alla seconda puntata di un munifico Renzi? In serata l’hashtag #bonusdef era sul podio dei più twittati, e sono stati in tantissimi, tra semplici militanti del Pd, cittadini e associazioni, a dire la loro, a suggerire cosa fare del «tesoretto», o addirittura a rivendicarlo per sé.

C’è chi suggerisce di devolverlo alle partite Iva, chi lo destinerebbe all’edilizia popolare e sociale. Altri lo chiedono per il terzo settore, per le famiglie che assistono i disabili, per i pensionati, o ancora per aumentare il numero degli asili nido, sempre troppo pochi. Ma d’altronde, chi di noi non avrebbe mille idee per migliorare il welfare, la sanità, la scuola, una volta che una cifra viene messa sul piatto?

Il consiglio dei ministri è durato diverse ore, quindi questa mattina si saprà se e come il “munifico” premier abbia scelto di risolvere il rebus sul #bonusdef.

Intanto le opposizioni attaccano. Renato Brunetta (Forza Italia) chiede: «Renzi vuole comprarsi le regionali?». Da Area Popolare spuntano varie ipotesi sull’utilizzo, come anche dal Pd, minoranza riformista e bersaniana inclusa. Maurizio Sacconi (Ap) parla di «penosa gara a spendere inesistenti tesoretti». Cesare Damiano (Pd) chiede di «destinarlo ai nuovi poveri e a riaprire il turnover, facendo uscire i pensionati con un sistema flessibile». Matteo Salvini (Lega) lo destinerebbe «alle vittime della legge Fornero».