Con un decreto attuativo della Legge cinema 2016, il Ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli è intervenuto sullo «scontro» fra esercenti e Netflix. «Mi accingo a firmare oggi il decreto per regolare le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo di questo su tutte le piattaforme – ha detto ieri in un videomessaggio inviato alla presentazione a Roma di una ricerca Agis/Iulm – Penso sia importante assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme, per poter sfruttare appieno l’investimento che serve per migliorare le sale e renderle sempre e più in grado di dare un’esperienza unica» .

Niente più uscite in contemporanea in streaming e nelle sale per i film italiani dunque – come era stato nel caso di Sulla mia pelle di Alessio Cremonini – pena l’esclusione dai finanziamenti diretti e indiretti (per esempio il tax credit) che la legge riconosce ai film italiani. Nel decreto si istituisce infatti come norma quella che sinora era stata la consuetudine: una finestra di 105 giorni fra l’uscita nei cinema e quella in home video. Finestra che si può ridurre a 10 giorni se il film viene programmato nelle sale per tre soli giorni feriali o meno, esclusi il venerdì, il sabato e la domenica.

CON QUESTO decreto il Ministro ha raccolto le rivendicazioni degli esercenti e dei distributori, esplose lo scorso agosto quando è stata resa nota la selezione della Mostra del Cinema di Venezia, che ha presentato in concorso ben tre film targati Netflix (oltre a quello di Cremonini nella sezione Orizzonti), fra i quali il vincitore del Leone d’oro Roma di Alfonso Cuaron – film sui quali il gigante dello streaming è disposto ad accettare solo una programmazione in contemporanea fra sala e piattaforma online.

LA QUERELLE sala/streaming ha però inizio a maggio a Cannes, nel momento in cui il Festival francese ha eliminato dalla sua programmazione i film Netflix dopo il rifiuto di quest’ultima di rispettare la finestra di circa tre anni che la legge impone fra l’uscita di un film in sala e sugli schermi domestici. L’intervento del decreto attuativo sulla nostra Legge cinema è però ben distante dalla rigida normativa francese – non solo in termini di tempi ma anche per quanto riguarda la sua materia: la misura adottata da Bonisoli è indirizzata infatti al solo il cinema italiano, mentre in Francia è valida per i film di qualunque nazionalità. Accolto con gioia dalle associazioni professionali, il decreto lascia aperte molte domande per il futuro, non ultima la volontà di Netflix di continuare a investire nel cinema del nostro paese, oltre che – come annunciato ironicamente proprio oggi – in alberi di Natale da donare a Roma.