Tre vittime in ventiquattro ore, tre anziane donne uccise dalla furia degli elementi e dall’incuria degli uomini. Dopo l’alluvione nella bassa Maremma che nella serata di martedì ha causato l’annegamento di Marisa e Graziella Carletti, la notte scorsa una bomba d’acqua piovuta su Trieste e l’Istria ha provocato la morte di Loretta Querel, 73 anni, travolta da una frana che ha fatto crollare una parte della sua casa, in una frazione del comune di Muggia. Nel capoluogo giuliano è invece esondato il Rio Corgnoletto, allagando strade, sottopassi, negozi e perfino l’obitorio cittadino, che è stato chiuso dall’amministrazione comunale.

Si è andata invece normalizzando la situazione nei bacini toscani dell’Albegna e del Fiora, lì dove sono morte le sorelle di 65 e 69 anni travolte nella loro auto dalla piena del fosso Sgrilla, affluente del torrente Elsa nel comune di Manciano. La furia delle acque è stata tale che la Citroen C3 delle due donne è stata sollevata dalla carreggiata e trascinata via per oltre un chilometro, ribaltandosi più volte. Il nubifragio ha colpito l’area maremmana tra Manciano, Saturnia e Marsiliana, nei comuni di Manciano, Magliano e Orbetello. I pluviometri hanno registrato cumulati fino a 130 millimetri in due ore, e l’ondata di maltempo ha colpito anche le colline del Fiora, con il crollo di un ponte sul torrente Gattaia vicino a Saturnia, le cui terme sono state invase da acqua, fango e detriti.

La procura di Grosseto ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. “Stiamo lavorando – anticipa Francesco Verusio – per capire bene le responsabilità su cosa non è stato fatto”. Esplicito il riferimento ai lavori e alle opere previste per la sicurezza del territorio dopo la disastrosa alluvione del 2012, che oltre alle devastazioni provocò la morte di tre lavoratori dell’Enel, precipitati con la loro auto in una voragine aperta su un ponte sull’Albegna.

Secondo il procuratore Verusio “il disastro del 2012 fu un evento imprevedibile, oggi la situazione è diversa”. Per certo rispetto ad allora non ci sono state esondazioni dei corsi d’acqua principali, ad andare in crisi è stato invece il reticolo minore di fossi come lo Sgrilla e torrenti come l’Elsa. La regione Toscana ha chiesto lo stato di calamità naturale, Enrico Rossi ha auspicato anche la sospensione delle tasse e aiuti in particolare per gli agricoltori, che hanno perso scorte e raccolti. “Sono 40 i poderi invasi dalle acque – ha spiegato il presidente toscano – la volta scorsa la Regione ha stanziato circa 6 milioni, questa volta non potrà fare altrettanto”. Intanto il comune di Orbetello ha sospeso il pagamento delle tasse locali per gli alluvionati.

A caldo Rossi aveva puntato il dito sui “ritardi ingiustificati” del Consorzio di bonifica per la messa in sicurezza dell’Albegna. Ora corregge un po’ il tiro: “L’alluvione e la duplice tragedia sono state causate dall’esondazione dell’Elsa, e questo non ha a che vedere con i ritardi nella realizzazione del cosiddetto ‘argine remoto’ sull’Albegna. Questi ritardi hanno però provocato l’esondazione avvenuta a valle della Marsiliana”. A Rossi peraltro arriva un’osservazione critica da parte di Monica Sgherri di Rifondazione: “Quello che manca è un piano pubblico nazionale per la prevenzione del dissesto idrogeologico. La Regione dovrebbe perorare questo obiettivo e indicare le priorità per la Toscana, non chiedere poteri commissariali che hanno il sapore dello spot elettorale”.