Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, lei un anno fa quasi in solitaria chiese di tassare gli extra profitti realizzati in pandemia. Ieri Mario Draghi le ha dato incredibilmente ragione tassando al 10% gli extra profitti delle aziende produttrici – espressione ambigua che escluderebbe chi il gas lo distribuisce – per finanziare il taglio delle accise su benzina e gas.
Sì, noi ci rifacemmo alla proposta di Keynes che 100 anni fa propose di tassare gli extra profitti per finanziare la ricostruzione dopo la prima guerra mondiale, idea programmata negli Stati Uniti già nel 1917. Rilanciavamo un’idea vecchia come il mondo, un principio generale di redistribuzione: in una situazione straordinaria come una guerra o una pandemia serve solidarietà e giustizia sociale per aiutare le popolazioni colpite. Va data una risposta alle ricadute sociali di questa crisi gravissima, questa è la priorità.

Le cose vanno chiamate con il loro nome: siamo davanti a una patrimoniale, seppure assai limitata e specifica. E a farla è uno come Draghi che si è sempre detto contrario. Ora, è probabile che si sia deciso per evitare di fare uno scostamento di bilancio, ma la svolta c’è tutta.
È probabile che Draghi voglia attendere che l’Unione europea si pronunci sul Patto di stabilità e su un nuovo fondo come il Sure che finanzi le conseguenze sociali di guerra e caro energia. Ma noi continuiamo a chiedere che la tassazione degli extra profitti vada allargata anche alle aziende farmaceutiche e a quelle delle armi senza dimenticare tutti i giganti della logistica, di internet e dei social che hanno fatto guadagni enormi durante questo lungo periodo di pandemia e ora di guerra. Una tassazione che va applicata in modo uniforme. Serve più coraggio: la politica non si limiti ad auspicarlo ma sia coerente nei fatti e tassi chi sta guadagnando sulla pelle delle persone che soffrono, a partire dal popolo ucraino.

In attesa di leggere il testo del decreto in Gazzetta ufficiale c’è invece un elemento negativo negli annunci di Draghi: l’anticipazione del Def a fine marzo comporta l’esclusione del tema delle pensioni con la posta di bilancio da voi richiesta per modificare in modo strutturale la riforma Fornero.
Io credo sia una scelta sbagliata di Draghi. Posso capire la necessità di anticipare il Def ma per noi non è accettabile interrompere il confronto sulle pensioni e lasciare la discussione sospesa. A gennaio e febbraio nei tavoli tecnici c’erano stati avanzamenti su molti temi – dalla pensione contributiva di garanzia per giovani e precari, dal riconoscimento del lavoro di cura per le donne e dei lavori gravosi al tema della flessibilità in uscita – e mancava solamente di trovare una soluzione sulle compatibilità economiche. Leggo dichiarazioni che sostengono che il confronto proseguirà, ma io sto ai fatti: il governo non ha mantenuto la promessa di trovare una soluzione con noi. E anche per questo unitariamente con Cisl e Cgil abbiamo chiesto una nuova convocazione al governo su tanti temi oltre alle pensioni: la riforma fiscale, il caro energia, le conseguenze della guerra.

La guerra è un tema che ha diviso voi sindacati. Anche con qualche giallo: voi avete aderito alla manifestazione di San Giovanni del 5 marzo – giorno in cui festeggiavate i 72 anni dalla vostra fondazione – ma in piazza non eravate molto visibili.
Mi fa piacere chiarirlo pubblicamente. Noi eravamo in piazza con le bandiere della pace e abbiamo aderito alla piattaforma scritta assieme a tante associazioni pacifiste. Allo stesso modo abbiamo accolto l’invito del sindaco di Firenze Nardella il sabato successivo per la pace condannando l’invasione fatta dalla Russia nei confronti di un paese democratico e libero come l’Ucraina. Una condanna senza se e senza ma che sostiene le sanzioni contro la Russia, la richiesta all’Europa di una iniziativa diplomatica più convinta. Mentre siamo contro l’aumento delle spese militari considerando molto più importante un coordinamento della difesa comune europea.

Voi però siete anche a favore dell’invio di armi all’Ucraina…
Sì perché crediamo sia giusto rispondere alla richiesta del popolo ucraino di avere armi per potersi difendere dall’invasione russa. E le spiego subito perché. Io faccio parte dell’esecutivo della confederazione europea dei sindacati, la Ces. Conosco i colleghi ucraini: ragazzi in gamba. Abbiamo avuto una riunione con loro in videoconferenza in questi giorni e uno di loro con la telecamera ci ha mostrato un Kalashnikov e una pistola dicendoci che se non li avesse avuti non avrebbe potuto partecipare alle riunione. Ecco, davanti a questa spiegazione non mi sono sentito di obiettare alcunché nonostante sia un pacifista convinto.

Lei è anche un laico convinto ma venerdì è stato ricevuto da papa Francesco come già capitato a Landini.
Sì, anche da laico riconosco la statura morale di papa Francesco e il suo impegno contro la guerra e le disuguaglianze. Sono rimasto colpito dal suo interesse per i temi del lavoro: la Uil è un umilissimo sindacato ma Francesco ci ha ringraziato per la campagna per “Zero morti sul lavoro”.