A Bologna Matteo Renzi prova il colpaccio. Con una mossa a metà tra la tattica estemporanea e il tentativo di scompaginare quella che i democratici considerano una partita tutta interna, e cioè la scelta del prossimo sindaco. Lo fa candidando Isabella Conti: ex Pd, oggi popolarissima sindaca di San Lazzaro, comune alle porte delle Due Torri. La proposta Renzi la fa in tv. «Vogliamo fare una cosa seria? Chiediamo a Conti di fare il sindaco. L’ho detto a Letta oggi, bussiamo insieme alla porta della Conti e chiediamoglielo». Alla notizia la diretta interessata non è certo caduta dalle nuvole. «Per rispetto di tutti coloro che mi chiedono di impegnarmi ho promesso che ci avrei pensato. Sono in questa fase: mi serve un po’ di tempo per capire come posso essere davvero utile a Bologna». Traduzione: Isabella Conti è pronta a fare la candidata del centrosinistra in città se ci sarà l’accordo minimo, quello cioè tra Pd e Italia Viva. Chi le sta vicino sostiene che a spingerla potrebbero essere anche pezzi dello stesso Partito democratico, ma per ora resta un’ipotesi senza conferme.

Per il Pd locale si tratta fino a prova contraria di una proposta indigeribile. È vero che Isabella Conti a Bologna avrebbe un profilo autonomo capace di andare ben oltre Matteo Renzi, ma i sondaggi parlano chiaro e il peso di Italia viva, per altro in calo, è risibile. Ma lo stesso la candidatura di Conti potrebbe essere una proposta complicata da rifiutare pubblicamente, e un’esca per chi vorrà abboccare anche dentro il partitone. Sopratutto a destra. Renzi lo sa, ed è per questo che sta provando la spallata. Un azzardo che sfiora la fantapolitica, ma che si basa su un punto fermo: il curriculum di Isabella Conti. A San Lazzaro nel maggio 2019 quando si è votato Conti ha incassato l’80% dei voti (56% la sua lista civica, 16% il Partito democratico) e la sindaca è conosciuta in tutta Italia per i nidi gratis e per essersi scontrata – vincendo – col mondo cooperativo e avere fermato quella che già veniva descritta come una colata di cemento pronta a trasformarsi in un quartiere dormitorio. Una battaglia i cui strascichi l’hanno portata ad abbandonare il Pd.

Ora la palla passa proprio al Pd e alle sue correnti, impegnate in una lunghissima lotta per scegliere il prossimo candidato sindaco tra due assessori dem: il securitario Alberto Aitini, appoggiato da Base Riformista, e Matteo Lepore, il delfino dell’attuale sindaco Virgilio Merola, vicino alle sardine e a Legacoop, zingarettiano spinto anche da Enrico Letta. Impossibile che Lepore si faccia da parte. Il partito è già in subbuglio. Giusta un’alleanza Pd-Iv ma il candidato a Bologna lo deve scegliere il Pd, è il messaggio del deputato dem Andrea De Maria, un riferimento in città. Bisognerà quindi capire se Conti se la sentirà di affrontare le primarie e giocarsi lì il suo futuro, da sola contro il Pd, e per giunta lanciata da un personaggio ingombrante come Renzi, che si prenderebbe i riflettori e le toglierebbe pure potenziali voti, visto il suo declino politico.

A complicare le cose ci sono poi i veti incrociati. Le sardine da tempo hanno manifestato insofferenza verso Italia viva, e proprio a Bologna starebbero pensando di appoggiare il Pd con tanto di candidature, ma solo di fronte a un «progetto comune condiviso». Nulla di ufficiale ma se ne parla, e per il movimento ittico potrebbe essere una svolta considerando che all’orizzonte ci sono anche altre consultazioni, Calabria compresa. Altro veto quello di Coalizione civica, la sinistra cittadina ora all’opposizione che sta valutando di appoggiare il Pd, ma non vorrebbe saperne di Iv. Infine c’è il Movimento 5 Stelle, che Renzi vorrebbe fuori dall’alleanza. Ma Massimo Bugani, capogruppo dei 5S in Comune, non si scompone, dice di stimare Isabella Conti (e non Renzi) e aggiunge: «Più queste elezioni restano lontane dalle dinamiche nazionali e più ci sarà la possibilità di costruire qualcosa di nuovo e di solido in quello che abbiamo chiamato il ’laboratorio Bologna’».