Ha dato voce alle persone transessuali quando parlare di certi temi voleva dire essere messe ai margini, o peggio. Ha creato a Bologna, sua città d’adozione, una rete di servizi per le persone in transizione che ancora oggi non ha uguali in nessuna parte d’Europa. E’ stata la prima trans nel mondo ad entrare nelle istituzioni, eletta consigliera comunale sotto le Due Torri nel 1995 con i Verdi. Ora Marcella Di Folco, figura storica del movimento lgbt italiano scomparsa nel 2010 a 67 anni, avrà una via tutta per sé. E anche questa sarà una prima assoluta per l’Italia. “La sua azione ha avuto una capacità fondativa per le persone trans e per i diritti di tutti”, dice il sindaco di Bologna Virginio Merola.

Attivista istrionica, politica capace di dialogare anche con la destra, una capacità inviabile di stare sulla scena, complice anche la sua vita artistica (prima dell’impegno militante, quando all’anagrafe ancora era Marcello) che la portò a recitare per Fellini e Rosselini. Su Marcella Di Folco sono stati scritti libri e girati film. Non un caso. “Marcella è stata capace di portare nell’agenda pubblica un tema fino a quel momento invisibile come quello della transessualità”, racconta Simone Cangelosi, regista del film Una nobile rivoluzione. In una scena del documentario si vede Di Folco che tra gli applausi arringa la folla: “Noi non dobbiamo lottare per rivendicare o ottenere diritti civili. Noi nasciamo con questi diritti. E’ la società che ce li nega”.

Per riprendersi quei diritti Marcella Di Folco ha fatto fino all’ultimo politica. Nel 2010, pochi mesi prima della morte, incontrò l’allora Presidente della Repubblica Napolitano. Sempre quell’anno ad una manifestazione a Rimini chiese a gran voce una legge contro l’omotransfobia: “Dobbiamo farci rispettare, e dobbiamo chiedere l’aggravamento delle pene per chi ci discrimina. Noi subiamo violenza fisica, ma anche violenza morale: tutto questo deve finire”. Dieci anni dopo in Italia un provvedimento del genere non è stato ancora approvato.

“Una via dedicata a Marcella è a livello simbolico e politico un passo fondamentale, un sigillo lungo un percorso che continua”, spiega Porpora Marcasciano, ex presidentessa del Mit, il Movimento identità transessuale che a di Di Folco deve moltissimo. “Marcella ha fatto fare passi avanti a tutto il movimento italiano, e a Bologna trattando con i cattolici ottenne il registro per le unioni civili. Oggi non siamo purtroppo andati molto oltre quelle conquiste”, dice Simone Pieralli, che da coordinatore del PdCi bolognese negli anni 2000 candidò Di Folco alle provinciali e alle europee. “Fu una campagna elettorale bellissima ma non fu facile: anche a sinistra c’erano resistenze e ricordo benissimo quando Marco Rizzo le negò la stretta di mano”.

A festeggiare per la via intitolata a Di Folco, la prima in Italia dedicata a una persona trans, sono il presidente onorario dell’Arcigay Sergio Lo Giudice e l’avvocata specializzata in diritti civili Cathy La Torre. Nove anni fa, ricorda Lo Giudice, “presentammo un ordine del giorno, poi approvato dal Consiglio comunale di Bologna, per chiedere l’intitolazione di una via a Marcella. Ora arriva una gran bella notizia”. Via Marcella Di Folco ci sarà. “E’ un pezzo di storia che stiamo scrivendo, il frutto di una lotta che va avanti da decenni – spiega La Torre – E’ il risultato di un lavoro che protagoniste della storia come Sylvia Rivera (la sola a cui sia stata intitolata un angolo di strada di New York) e Marcella Di Folco hanno realizzato, illuminando il buio e la marginalizzazione in cui troppe persone trans ancora vivono”.