«Bravi ragazzi, sono fiero di voi». Missione compiuta e lodata da Beppe Grillo in persona, quella dei 12 deputati del M5S che ieri alle 16,30 sono scesi dal tetto di Montecitorio sul quale hanno passato la notte, costringendo agli straordinari lavorativi un paio di commessi parlamentari.

Nell’Italia dei Dell’Utri e degli F35 però i «costi aggiuntivi» a carico dello Stato che l’iniziativa di protesta avrebbe comportato saranno addebitati – almeno così ha promesso la presidente Laura Boldrini, d’accordo con i questori della Camera –direttamente al Movimento 5 Stelle.

«Polemiche pretestuose –ribatte il deputato Alessandro Di Battista appena sceso dal tetto e mescolatosi con il centinaio di militanti in attesa in piazza Montecitorio –siamo costati meno di un viaggio in auto blu di madama Boldrini. È l’ipocrisia il male peggiore dell’Italia, più di Berlusconi».

«Un’azione di disobbedienza civile non violenta – spiega entusiasta il giovane deputato grillino – per accendere i riflettori sul tentativo di fare carta straccia della nostra Costituzione, a cominciare da quell’articolo 138 che è regola di garanzia contro ogni possibile colpo di mano». Il Pdl parla di flop dell’iniziativa, ma Di Battista spiega che per la tre giorni del Costitution day sono stati istituiti quasi mille banchetti di raccolta firme in tutta Italia. «Solo a Roma ce n’era uno per ogni quartiere».

I beppini promettono che la loro lotta «non si fermerà qua». Anche se nessuna iniziativa è prevista per lunedì, quando la Camera voterà il ddl sulle riforme. E neppure subito dopo al Senato dove l’iter di approvazione della legge seguirà presumibilmente il voto sulla decadenza di Berlusconi. I 5 Stelle ne riparleranno dunque in occasione del secondo passaggio alla Camera della legge. «Avremo 90 giorni per pensare alla prossima iniziativa e far crescere la consapevolezza tra gli italiani che non si può accettare di farsi cambiare la Costituzione da una maggioranza truffa, messa sotto scacco da un pregiudicato, e perdipiù in tempo di crisi».