Continua l’avanzata di Boko Haram nel nord-est della Nigeria. A cadere sotto il controllo del gruppo integralista islamico noto anche come Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad (People Committed to the Propagation of the Prophet’s Teachings and Jihad) è stato giovedì Chibok, il paesino dello stato del Borno che da mesi attrae l’attenzione e suscita l’indignazione a livello globale per il sequestro ad aprile scorso di oltre 200 studentesse. I jihadisti di Boko Haram avrebbero fatto irruzione, come racconta la gente del posto, dopo aver conquistato altre due città, Hong e Gombi situate a poche centinaia di chilometri da Yola, la capitale dello stato di Adamawa.

A darne notizia, come riportano le maggiori agenzie di stampa internazionali, sono stati il senatore del Borno meridionale Ali Ndume ed Enoch Mark, un pastore cristiano la cui figlia e una nipote sono tra gli ostaggi, il quali riferisce che «Alcuni di noi sono riusciti a scappare. Tutti i pali del telefono della città sono stati distrutti durante l’attacco con granate con propulsione a razzo», hanno detto.
La conquista di Chibok è avvenuta il giorno dopo che un elicottero militare si è schiantato a causa di un guasto tecnico (o è stato abbattuto) nelle vicinanze della Federal University of Technology di Yola. Il secondo caso in una settimana, probabilmente accaduto durante i combattimenti contro Boko Haram per liberare le città di Mubi e Maiha.

La presa di Chibok da parte dei jihadisti di Boko Haram rappresenta un’ulteriore conferma delle ambizioni sempre più concrete del gruppo qaedista di istituire un califfato islamico nelle lontane regioni nord-orientali nigeriane e della loro capacità di guadagnare terreno. Ad agosto scorso, a cadere nelle loro mani era stata Gwoza, a cui era seguita per la prima volta in più di 5 anni di insurrezione una dichiarazione di rivendicazione territoriale. Mentre a luglio era stata la volta di una città chiave del nord-est: Damboa, una delle più grandi dello stato del Borno e un centro commerciale meta di persone provenienti dai villaggi vicini.

Intanto, il presidente Goodluck Jonathan e il suo entourage – tra promesse di rinnovato impegno per la liberazione delle studentesse e proclami di maggiori interventi a tutela della sicurezza territoriale – è ormai tutto dedito a rincorrere il rinnovo del suo mandato alle prossime presidenziali di febbraio 2015.