Gli assistenti civici ci saranno ma non spetterà a loro controllare la movida o sorvegliare sull’uso delle mascherine.

Cosa ci stiano a fare lo si capirà quando i dettagli saranno stati decisi e ancora non lo sono. Ma di certo le guardie civiche «non saranno incaricate di pubblico servizio», non saranno un supporto indebito alle forze di polizia, avranno «finalità di mera utilità e solidarietà sociale».

A metà pomeriggio, quando le critiche indirizzate alla proposta di indire un bando pubblico per 60mila «assistenti civici» con funzioni poco chiare hanno ormai assunto il carattere di una mezza insurrezione che spacca il governo e la maggioranza, Conte capisce che è arrivato il momento di metterci un punto. Convoca un vertice, dal quale esce di fatto cancellata la pazza idea di usare decine di migliaia di «volontari» scelti tra «gli inoccupati» per garantire il rispetto del distanziamento e l’uso delle mascherine.

Al vertice partecipano i ministri direttamente interessati.

C’è Francesco Boccia che domenica, in tandem con il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Decaro, aveva annunciato il bando per arruolare i 60mila volontari.

Ci sono le due ministre che hanno fatto trapelare un gelo che sconfina nel dissenso. La responsabile del Viminale Lamorgese ha segnalato che la decisione è stata presa «senza preventiva consultazione del ministero degli Interni» e precisato che «non dovrà comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e le forze di polizia». La collega ministra del Lavoro Catalfo manifesta le sue «perplessità» e conferma che non c’è stata alcuna condivisione della decisione annunciata a sorpresa.

[do action=”quote” autore=” La ministra Lamorgese”]La decisione, presa senza preventiva consultazione del ministero degli Interni, non dovrà comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e le forze di polizia[/do]

Meno diplomatica la collega Bellanova, renziana, aveva impugnato la mazza ferrata, parlando di «milizia» e bollando l’ideuzza come «inopportuna e sbagliata». Esagerata? Macchè! Moderata a confronto delle parole volate nel pomeriggio, che vanno da «guardie rosse» a «vopos», nel lessico dell’opposizione, alla «follia» denunciata da Renzi.

Dal Pd apre il fuoco Orfini: «Non servono assistenti civici ma ministri che facciano i ministri e amministratori che facciano gli amministratori».

E’ un coro che s’infoltisce e cresce di decibel col passare delle ore: «Proposta non condivisa e che non vogliamo», taglia corto il viceministro Buffagni, pezzo da novanta dei 5S.

Il reggente Crimi bersaglia la «la fuga in avanti», il sottosegretario Castaldi concorda. LeU non è meno dura: «Non si possono trattare i cittadini da bambini irresponsabili», affonda la capogruppo al Senato De Petris.

C’è anche chi concorda, come il ministro per il Sud Provenzano e l’ex ministro Pd Martina, ma sono voci che si perdono nel coro ostile. Boccia e il presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini, altro sponsor del bando, corrono ai ripari derubricando.

Ma quali guardie? Gli assistenti saranno armati solo di sorrisi. Non potranno intervenire né comminare multe. S’incaricheranno sopratutto di «dare una mano». Magari portando la spesa.

La proposta in sé era balzana ma l’aspetto davvero grave è rappresentato dal pressapochismo e dalla goffaggine istituzionale con cui si è mosso Boccia.

La proposta, chiarisce il ministro per gli affari regionali, era stata concordata con i sindaci dell’Anci.

Però senza informare la maggioranza. Senza coordinarsi con gli altri ministri coinvolti a pieno titolo e anzi senza neppure avvertili.

Senza consultare la polizia, che non la ha presa bene al punto che il Fsp Polizia non la manda a dire e parla di «buffonata pericolosa».

Ma soprattutto a Boccia non è neppure passato per la mente che un’iniziativa del genere non può essere decisa senza passare prima per il Parlamento.