Bo Xilai, l’ex leader del Partito Comunista di Chongqing, si è visto confermare in appello la sentenza di primo grado.

L’alta Corte dello Shandong ha ribadito l’ergastolo per i reati di corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita, già stabilito un mese fa. Bo Xilai, presente in aula, ha ribadito quanto già affermato durante il processo, accusando gli investigatori responsabili dei suoi interrogatori, di aver estorto con metodi violenti le sue presunte confessioni, senza permettergli un’adeguata difesa.

Si tratta della fine giudiziaria di un processo e di una vicenda che hanno tenuto in tensione il Partito per due anni, a cominciare dal momento delicato che ha visto il passaggio di consegne tra la quarta e la quinta generazione dei leader nazionali. E proprio Bo Xilai poteva essere la vera e propria stella dell’attuale leadership, se il Partito non avesse deciso la sua eliminazione politica.
Le accuse con cui il «principino» è stato abbattuto, nascondono una volontà politica tesa a eliminare un potenziale leader autonomo, in grado di maneggiare i media nazionali e internazionali e che rischiava di rompere quel tacito accordo in seno al Partito, rispetto alla guida collegiale.
Un «personalismo» e un’ambizione che sono pesati come macigni sulla traiettoria politica di Bo Xilai, la cui vicenda si è probabilmente chiusa con questa condanna. C’è da capire quanto della sua proposizione politica rimarrà ancora ad aleggiare come una minaccia – o magari a creare nuove potenziali alleanze – sull’attuale leadership.

Xi Jinping – in vista del terzo Plenum del Partito che si terrà a inizio novembre, in data ancora da stabilirsi – sta procedendo ad una vigorosa campagna anti corruzione che non sembra risparmiare nessuno, unitamente ad una stretta ideologica che ai più ricorda proprio la retorica utilizzata da Bo Xilai, accusato anche dall’allora premier Wen Jiabao, di rimpiangere i tempi confusi della Rivoluzione culturale.

Del resto se Bo Xilai è stato sconfitto politicamente e giudiziariamente, la sua popolarità tra le gente comune è tutt’altro che svanita. Nei giorni che hanno preceduto il processo d’appello sedici persone inneggianti a Bo sono state arrestate, mentre sul web sono stati moltissimi i commenti in suo favore.

Quella Cina eclusa del processo di crescita e dall’arricchimento – rapido, massiccio e spesso basato su contatti con il mondo dei funzionari del Partito – comincia a mettere in discussione il Partito Comunista e il suo modello economico, stretta tra inflazione, prezzi delle case alle stelle, inquinamento e situazione ambientale terribile e una sempre più evidente disparità tra i ricchi e i poveri.