Fra gli artisti più vicini (per affinità elettive, magnetismo poetico, prematura fine causata da un infarto) a Piero Manzoni si può senz’altro considerare Yves Klein, che per il giovane artista di Soncino fu una vera e propria epifania. A raccontare la vita avventurosa di quell’eccentrico judoka che dipingeva le modelle di blu elettrico nelle gallerie del mondo – anche se lui si vestiva sempre di scuro, tranne nelle grandi occasioni quando si divertiva a sfoggiare smoking color lapislazzulo – ci prova Teodoro Gilabert in «Blu K. Storia di un artista e del suo colore», un libro edito da Skira (pp.136, euro 15). Incrociando testimonianze e dati di finzione, il romanzo procede seguendo una polifonia di voci, affidando a diversi personaggi i pezzi di un mosaico esistenziale dalla brevità sconcertante (34 anni soltanto).

Sfilano gli amici, le varie amanti (fino all’ultima, Rotraut che, morendo, lascerà incinta di sei mesi), la gallerista Iris, fascinosa, spietata e mangiatrice di uomini. Intanto, Yves Klein ingaggia la sua battaglia più dura, quella che non prevede nessun tatami rituale e si consuma quotidianamente al cospetto dell’arte e dei suoi cliché. Quasi febbricitante, colto sempre da una specie di esaltazione mistica, parla d’immateriale, mette in scena il vuoto zen che aveva imparato ad amare nella più prestigiosa scuola giapponese di judo, il Kodokan («Exposition du vide»), cerca l’imponderabile, ma viene deriso e sbeffeggiato dai parigini. In casa dell’amico Robert, nel 1958, porta i «pennelli viventi», corpi che si rotolavano nel colore per creare quelle che saranno le celebri «Antropometrie». uando l’happening – dopo venti minuti – finisce, tutti applaudono sollevati: quel delirio imbarazzante è terminato. Le voci, nel libro, si susseguono in brevi apparizioni e Yves Klein viene ritratto in quei frammenti narrativi come fosse un messia che saltella fra la terra e il cielo. Come tutti gli ibridi, c’è qualcosa che non convince in questo romanzo. Ambizioso, si scontra con la nitida bellezza di una biografia, già così particolare, come quella del suo protagonista.