Agli inizi degli anni Novanta Raitre era diventata un riferimento costante, la rete di «Telekabul», dei collegamenti da New York di Lucio Manisco durante la guerra del Golfo ma soprattutto di Blob, il programma ideato da Marco Giusti e Enrico Ghezzi appena una manciata di tempo prima che aveva permeato già profondamente l’immaginario collettivo.
Il direttore di allora, Angelo Gugliemi, aveva chiesto a Ghezzi un programma che somigliasse a «Il mattinale», una rubrica di questo giornale – del quale il figlio di Guglielmi era lettore – dove veniva smontato quotidianamente un certo metodo di «fabbricazione» e di gerarchia delle notizie a partire dai giornali del giorno prima. Blob fa lo stesso con la tv immergendosi nel fluido bluastro e disgustoso della sigla che fa fuggire il pubblico del cinema dalla sala – spezzone dal film di Chuck Russell. L’idea è i quella di giocare con la televisione, il contenitore in cui tutto si mescola e si fagocita, e coi suoi materiali, di smascherarne i lati indigesti ma anche di mostrarne l’irrefrenabile attrazione. I frammenti e le frasi rubati in tutti i possibili programmi e palinsesti col montaggio vengono smontati e rimessi insieme, rivelano nuovi sensi e significati, illuminano un lato del mondo che la televisione occulta.

LA PRIMA puntata di Blob, il 17 aprile 1989, presenta Mino Damato, conduttore di Alla ricerca dell’Arca che dice: «La televisione va vista per piccoli brani … Uscite fuori, all’aperto, portate fuori il cane, parlate con vostro figlio, con la vostra donna, con la nonna». Seguono una serie di interviste in strada sui fastidi della colite. Poco dopo il mondo esplode, il muro di Berlino viene abbattuto, l’Urss inizia a sgretolarsi, il Pci cambia nome, arriveranno Tangentopoli e la fine della prima repubblica … La realtà corre velocissima nel caleidoscopio televisivo, Blob ne cattura i sussulti impossibili.
Tra pochi giorni il programma compie trent’anni, Raitre (alla cui direzione c’è Stefano Coletta) si prepara a festeggiarlo con una serie di iniziative perché anche se, come dice Guglielmi, «Blob è nato nella televisione ed è nei suoi confronti il programma più oltraggioso», continua a essere un riferimento per la televisione stessa – sono previsti 5 appuntamenti che si aggiungono alla normale programmazione delle 20.00. Il primo, domenica 14, con uno speciale sulle origini e sulla prima messa in onda.

COME in tutti gli anniversari la narrazione di Blob ha accumulato punti di vista diversi, a cominciare dalla paternità. Giusti e Ghezzi non lavorano più insieme da molti anni ma guardando Blob l’impronta di entrambi rimane evidente, ci sono le loro passioni e le loro ossessioni, gli amori cinefili di genere e degenarati, le anomalie di chi all’epoca non era interno al sistema.
La forza di Blob però è soprattutto quella di essere una creazione collettiva, fatta ogni giorno da una redazione di persone diverse, ciascuna con il suo contributo. È questo probabilmente che gli permette nonostante tutto sia cambiato, dentro e fuori dalla tv, di rimanere vivo dopo 9268 puntate di cui 1000 monografiche – tante saranno il 17 aprile – con ottimi risultati di share. Il suo fluido ha inglobato intanto la rete, il live streaming, i social e quant’altro, quella realtà in cui si è spostato il mondo che Blob sa cogliere (e smascherare) con la stessa feroce efficacia.