Ieri mattina la sindaca di Roma Virginia Raggi si è presentata, accompagna da agenti della polizia municipale, alla sede di CasaPound di via Napoleone III, a due passi dalla stazione Termini e alle spalle della basilica di Santa Maria Novella. Il blitz è durato pochi minuti durante i quali Raggi ha contestato l’irregolarità della scritta in marmo a caratteri littori apposta sopra il portone d’ingresso. Il provvedimento recapitato dalla sindaca in persona, in pieno stile televisivo, riguarda anche il provocatorio striscione con la scritta «Questo è il problema di Roma», che quelli di CasaPound hanno appeso alle finestre del primo piano dell’edificio per rispondere alle richieste di sgombero provenienti dal Campidoglio. È una posizione che serve a Raggi per marcare la propria differenza da Matteo Salvini e dalla lista di palazzi da sgomberare preparata dal Viminale, all’interno della quale CasaPound non compare.

IL DISALLINEAMENTO politico tra i grillini che amministrano Roma e quelli che siedono in parlamento si è reso però evidente quando il deputato del Pd Luciano Nobili ha presentato un ordine del giorno nel corso della discussione finale sul Decreto sicurezza bis che chiedeva all’esecutivo di impegnarsi a procedere allo sgombero della sede della formazione di estrema destra. In questa sede Lega e Movimento 5 Stelle hanno votato contro, dopo che il governo aveva dato parere sfavorevole. Il palazzo era stato occupato il 27 dicembre del 2003. In epoca fascista aveva ospitato l’ente per l’istruzione media e superiore, poi era passato al ministero dell’istruzione che lo aveva restituito al demanio quando aveva smesso di utilizzarlo. Resta il fatto che solo il 18 luglio scorso, dopo sedici anni di occupazione, il demanio ha presentato denuncia formale per l’occupazione dei fascisti del terzo millennio. Il che significa che per anni i dirigenti che si sono succeduti all’agenzia del ministero delle finanze assieme ai vari governi non hanno fatto nulla perché il palazzo venisse sgomberato.

ADESSO l’iter per lo sgombero dovrebbe essere partito, anche perché la sindaca ha preso la situazione di petto per ingaggiare la polemica trasversale con Salvini, che fino a qualche anno fa intratteneva relazioni dirette con CasaPound e adesso si limita a rimasticare le parole d’ordine che per anni hanno circolato all’estrema destra. Raggi non può richiederlo direttamente, quindi ha prima promesso che fornirà assistenza alloggiativa alle famiglie che vivino in via Napoleone III, ove ve ne fosse bisogno. Poi ha ingaggiato il braccio di ferro sulla scritta in marmo, in nome delle esigenze del decoro. Vista però la campagna di sgomberi contro le occupazioni dei movimenti per il diritto abitare, decine di spazi in cui vivono migliaia di persone, il rischio è che la campagna contro CasaPound serva in maniera strumentale a legittimare le altre operazioni di polizia, in nome di una campagna per la legalità bipartisan che ben poco a che fare con l’antifascismo. Non a caso, alla camera ieri Nobili presentando il suo ordine del giorno ha mescolato le questioni: «Roma vive un’emergenza abitativa drammatica – ha detto – Nei prossimi mesi saranno sfrattate altre 11 mila persone e il prefetto di Roma ha calendarizzato entro la prossima primavera altri 23 sgomberi di edifici pubblici abitati abusivamente. Noi siamo d’accordo con l’esigenza di ristabilire la legalità, ma allora come è possibile che nell’elenco degli sgomberi previsti non ci sia CasaPound? Forse perché ha da tempo sottoscritto un patto politico con Salvini? Perché un’associazione dichiaratamente neofascista non viene sgomberata?».