Le prime immagini di Barack Obama erano comparse, a livello mondiale e per opera dell’artista Shepard Fairey, durante la prima campagna elettorale presidenziale statunitense del 2008, con la scritta HOPE in calce. Dopo i due mandati, nel 2017 (e anche dopo l’arrogante presidenza Trump), i coniugi Obama sono tornati ad essere celebrati in due opere: The Obama Portraits esposti al Resnick Pavillion del museo Lacma di Los Angeles, fino al 2 gennaio 2022, per la loro presentazione ufficiale sulla West Coast.

Il ritratto di Barack Obama, seduto su una sedia con i gomiti appoggiati alle ginocchia, e che si spinge con atteggiamento seriamente sorridente verso chi gli sta di fronte, è stato realizzato dall’artista Kehinde Wiley mentre, quello della ex first Lady Michelle Obama, in abito bianco con disegni geometrici – anche lei seduta e voltata verso di noi – è di Amy Sherald. Quasi inutile sottolineare che, entrambi questi dipinti, sono immagini ufficiali della coppia presidenziale e si distinguono da tutti quelli del passato, sia per la grande luminosità, che per la naturalezza confidenziale delle loro posizioni. Obama è raffigurato con alle spalle un’intera parete di foglie verdi mentre Michelle è circondata da un cielo azzurro chiaro.

I due quadri, che saranno poi esposti uno a fianco all’altro al museo di Los Angeles si distinguono infatti dai ritratti degli altri presidenti (raccolti alla Smithsonian National Portrait Gallery a Washington D.C. dal 1994), anche solo per la luce e i colori utilizzati. Onorando la tradizione del ritratto del presidente, scardinano energicamente e per la prima volta, le tradizioni iconiche del passato.

Per completare questo omaggio alla prima presidenza di un African American, si è aperta anche la mostra Black American Portraits, che, fino al 22 aprile, si impegna a riproporre i tanti dipinti di persone di colore. Principalmente raccolti nella collezione permanete del museo, ne saranno esposti più di 150, incluse alcune nuove acquisizioni che saranno mostrati per la prima volta.

Black American Portraits espone allora 200 anni di vita, di amore, di relazioni con diverse espressioni artistiche. Come dicono le due curatrici Christine Y. Kim e Liz Andrews, «questi artisti, in tempi e località geografiche anche lontane, e con varie tecniche artistiche, raccontano, con grande attenzione, il lavoro dei tanti artisti dedicati alla narrazione della comunità nera di Los Angeles. Grande attenzione è stata data anche a Two Centuries of Black American Art di David Driskell, presentata proprio qui, al Lacma, quasi 45 anni fa».

Questa era stata storicamente la prova della sensibilità e dell’attenzione che qui già si era deciso di dare a chi non era ancora totalmente integrato. Questa era stata storicamente una mostra che aveva celebrato la comunità nera e sostenuto la sua immagine rivoluzionaria e anche di dolore… Questi dipinti hanno quindi rappresentato uno strumento impareggiabile per tutte le generazioni di African American anche di oggi, in modo che possano confrontarsi con la propria storia, sia visiva che sociale, spesso non capita e demonizzata.

Black American Portraits rappresenta dunque persone di colore, anche attraverso diversi medium artistici, tra cui pittura, scultura, disegno, fotografia, e anche scene dello storico momento del rinascimento di Harlem. Ci sono opere che raccontano l’epoca dei Diritti Civili, e quella del movimento Black Power, muovendosi sempre per cercare di capire la politica di identità cominciata negli anni 90. Partendo dalla collezione permanente, le sale del museo su Whilshire Boulevard, espongono e organizzano un’esposizione di circa 150 oggetti, per opera di oltre un centinaio di artisti, che spaziano dagli autodidatti, fino a chi è entrato tra i più conosciuti e apprezzati.

Organizzata secondo tematiche, la mostra esplora proprio quegli aspetti come la famiglia, la tradizione, la memoria e il ricordo dove storia, mito e leggende creano il reticolo culturale ed emozionale che serve sempre come solido appoggio d’identità per la cultura African American. Nei lavori di artisti direttamente discendenti da famiglie africane, in Black American Portraits sono raccolti ritratti di generazioni, sia di discendenza nera, che anche con altri background (Raffigurati anche da artisti come Catherine Opie, Betry Graves Reynauls e Edwards Steichen).

Negli ultimi dieci anni il Lacma ha presentato molte grandi mostre che hanno trattato artisti che, già dagli anni sessanta, erano stati notati da parte dello staff di colore del museo (impegnato a seguire e includere nuovi artisti di colore e la loro arte nella collezione del museo).

Nel 1968, il personale nero della sicurezza del museo californiano, aveva organizzato un Black Culture Festival, in concomitanza con The Sculpture of Black Africa: the Paul Tishman Collection, evento che aveva offerto musica, danza, moda, conferenze e un tour gestito direttamente da chi l’aveva pensato. In quello stesso 1968, fu fondato anche il Black Arts Council (Bac – esistito solo fino al 1974). Era diventato comunque poi la forza principale alle spalle del Museo di Los Angeles e, anche se inizialmente il Bac non aveva raccolto grande sostegno all’interno dello stesso Lacma, era infine riuscito a costruire il proprio ruolo, raggiungendo e contattando direttamente le attività della comunità artistica nera.

Nel 1969 era stata così organizzata una serie di letture in tre parti proprio al museo, e si era così continuato a insistere per organizzare mostre di arte nera e, soprattutto, per assumere un curatore nero. Quindi, già solo nel 1971, il museo aveva presentato finalmente la prima mostra di lavori di artisti neri contemporanei, Three Graphic Artists: Charles White, David Hammons, Timoty Washington.

Solo un anno dopo, a partire dal 1972, Lacma e Bac organizzavano insieme Los Angeles 1972: A panorama of Black Artists. Il Bac aveva realizzato le premesse concrete perché questa nuova cultura prendesse realmente forma e perché poi, anche Two Centuries of Black American Art, nel 1976, fosse accettata e trovasse posto nelle sale museo. Oggi, passato un periodo lungo 30 anni, il Museo di Los Angeles ha sempre continuato a rinnovare il proprio impegno nell’organizzare sia mostre che programmi al cui centro esiste una coscienza e consapevolezza rispetto a programmi concreti verso la comunità di colore. Negli ultimi 10 anni, già dal 2010, il museo ha di fatto presentato 12 mostre monografiche di artisti di colore, e oggi sta attivamente lavorando per futuri appuntamenti museali – sia personali che collettivi – e sempre di artisti di colore.

L’Obama Portaits tour, organizzato dalla Smithsonian’s National Portrait Gallery di Washington è cominciato già a Chicago nel giugno di quest’anno, e continuerà fino alla sua chiusura il 30 maggio del prossimo anno (2022), al Museum of Fine Arts di Houston. Tutte le mostre, nelle varie città statunitensi, saranno sempre accompagnate da una serie di eventi, tra cui conferenze, discussioni, film, documentari.