Secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue, quasi il 35% dei cittadini europei oltre i 15 anni consuma da 1 a 6 bibite zuccherate alla settimana. Un bel problema, perché il consumo regolare di queste bevande è da tempo chiaramente associato all’aumento del rischio per malattie croniche e degenerative come diabete, obesità, cardiopatie, ecc. All’inizio del corrente anno scolastico è stato firmato un protocollo di intesa tra il Ministero della Salute e l’Associazione italiana tra gli industriali delle bevande analcoliche-Assobibe. Un protocollo che, secondo le dichiarazioni del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, dovrebbe avviare una collaborazione «finalizzata a migliorare la conoscenza sulle caratteristiche delle bevande analcoliche, rafforzare gli impegni per migliorare l’offerta verso i consumatori e l’impatto nutrizionale, promuovere iniziative utili verso target e luoghi specifici quali giovani e ambienti scolastici. Tale collaborazione interesserà anche l’individuazione di un percorso formativo adeguato a un consumo consapevole di questa tipologia di bevande, all’impatto nutrizionale, oltre che a stili di vita corretti, illustrando l’importanza del bilancio energetico».

Tra gli impegni presi anche la rinuncia alla vendita diretta di bibite zuccherate nelle scuole superiori (è già cosi nelle elementari e nelle medie), l’astensione da pubblicità e marketing per gli under 13 (finora prevista solo fino ai 12 anni). Annunciato anche l’impegno (ma solo fino al 2022) di tagliare del 10% lo zucchero utilizzato per la produzione delle bevande in questione.

Cosa ne penso? Meglio di niente, ma credo siamo nell’ambito di quello che Greta Thumberg aveva a suo tempo definito «Bla, bla, bla». Che significa in pratica, per gli industriali delle cole, impegnarsi a «migliorare la conoscenza delle caratteristiche delle bevande analcoliche»? Dichiarare che spesso contengono 120-130 g di zucchero per litro (oltre a coloranti e aromi)? Ci sono quasi 40 g di zucchero in una lattina di Fanta, mentre l’Oms suggerisce di non superare i 50 g giornalieri (ma raccomanda fortemente di non andare oltre i 25 grammi)! Avendo a che fare con prodotti di questo genere, cosa significa «l’individuazione di un percorso formativo adeguato a un consumo consapevole di questa tipologia di bevande» quando l’unica cosa da fare sarebbe sconsigliarne fortemente il consumo?