più esperti di sbagliare nella collocazione di una pianta e di ritrovarsi, la stagione successiva, a doversene pentire. Mettere delle essenze che abbisognano di sole e suolo ben drenato in un posto, per esempio, per poi accorgersi che davanti cresce un alloro, che con la sua ombra compromette lo sviluppo pieno di queste aromatiche. E quindi bisogna apportare delle correzioni. Quando abbiamo a che fare con piccole piante, bisogna ammettere a se stessi l’errore e procedere, con una buona vanga, a sollevare le piante dal suolo, avendo cura di non rovinare il pane di radici, anzi, affondando più in profondo la vanga, ed estrarre completamente. Provvediamo, a mano, pazientemente, a ripulire, strappiamo con tutta la radice, tutte le infestanti, avremo già pensato dove ricollocare, se non abbiamo subito in mente un luogo, un vaso andrà benissimo.

Provvediamo ad eseguire queste operazioni qualche ora prima del tramonto, le piante, spostate, non patiranno la calura e l’innaffiatura leggera che daremo sarà assorbita pienamente. Capita anche il contrario, di dovere ricorrere a mettere all’ombra essenze che un sole troppo forte danneggia. Operiamo allo stesso modo. E’ necessario sapere tornare sui propri passi e sulle proprie decisioni, il momento nel quale ci accorgiamo dello stress cui sono sottoposte le nostre piante non sempre ci consente di operare tempestivamente. Quando le piante sono in fase di quiescenza, in autunno, è il momento migliore; comunque, prima che abbiano ricacciato foglie e gemme è ancora buono. Nella cura del proprio verde, terrazzo, orto o giardino che sia, mettiamoci attenzione, calma. Avviene anche che una pianta prenda il sopravvento sull’altra, che nostri bulbi non riescano più ad uscire, ci vuole perizia, bisogna avere un bel tavolo da lavoro resistente, munirsi di tutto quanto ci occorra e procedere alle giuste separazioni.

Venendo ad un caso concreto: avevo dell’aspidistra, la pianta un tempo regina, assieme alle sassifraghe ed alle ortensie, degli androni dei palazzi e presente in qualunque giardino, che mi soffocava gladioli ed aquilegie. Ho provveduto ad estrarre il tutto, naturalmente la conoscenza di radici, bulbi e rizomi, conoscenza sicura, ci permetterà di portare a termine il lavoro. Anzi: molto facilmente, nel farlo, scopriremo altri bulbilli, altri getti che ci serviranno ad estendere il nostro patrimonio vegetale. Do per scontato l’assoluto non impiego di veleni, nel nostro spazio verde dobbiamo viverci tutti, le infestanti, una volta ben scrollate di tutto il terriccio, le riporremo nella compostiera oppure, se abbiamo disponibilità di spazio, in un posto a diventare humus.

Impariamo, a proposito di infestanti, ad utilizzare, per esempio – fu a lungo bandito in Francia – il macerato di ortiche. Suggerisco di tenerne un bel cespo in un angolo, sono ottime per rigenerare il suolo, amiche degli insetti impollinatori, non ci costano nulla in manutenzione e, i giovani getti, sono pure commestibili. Di meglio, non potevamo trovare.