Nel 1892 Jacques-Émile Blanche realizza un ritratto di Marcel Proust in cui risalta l’espressione imbambolata dello scrittore poco più che ventenne, contraddistinta da alcuni particolari che si imprimono stabilmente nella memoria come l’arco filiforme delle sopracciglia che, cupe come il volo zigzagante delle chauves-souris descritto dall’amico Montesquiou in una sua raccolta poetica, arrivano a lambirsi alla radice del naso o i baffetti appena pronunciati, altrettanto neri, che, come quelli di un adolescente, incorniciano labbra carnose, muliebri. L’ovale del volto denuncia tratti puerili, accentuati da un impalpabile rossore che si dirama su gote quasi paffute, imberbi, confutando mediante quella sfumatura rosa...