Binker & Moses, ovvero i due ragazzi meraviglia del nu-jazz britannico, sono tornati. Al sax tenore e soprano di Binker Golding e alla batteria di Moses Boyd si aggiunge stavolta l’elettronica di Max Luther e il fatto che i tre firmino insieme tutti i brani ne rivelano la natura laboratoriale.

Feeding The Machine sembra iniziare dove terminava Promises di Floating Points solo che fin dall’iniziale Asynchronous Intervals si capisce che ci troviamo di fronte a qualcosa che parte dallo spiritual jazz di coltraniana memoria ma si surriscalda rapidamente. Boyd crea un movimento costante, turbinoso e implacabile, senza scampo.

Il sax macina note su note avvolto dagli effetti echo in Accelerometer Overdose, per concludere stratificandosi in sovraincisioni. Questo brano, il vertice dell’intero disco, appare ora minaccioso ora trionfante, sempre entusiasmante. Feed Infinite apre la facciata B del vinile, con spazi più dilatati e un maggior spazio ai suoni sintetici senza tuttavia indulgere all’ambient ma mantenendo sempre un intreccio e uno sviluppo corposo e materico. Con un finale che sembra suggerire un barlume di speranza.

Ne abbiamo bisogno.