In linea d’aria tra Il Cairo e Tunisi corrono 2mila km, ma ieri le due capitali nordafricane non potevano essere più lontane. A dividerle l’accoglienza riservata a Mohammed bin Salman, potente principe ereditario saudita impegnato da giovedì scorso in un tour mediorientale per sincerarsi che i rapporti con i «fratelli» arabi tengano, Khashoggi o meno.

In Egitto il presidente al-Sisi ha accolto MbS in aeroporto, ha fatto tappezzare di bandiere saudite Il Cairo (ma non le piramidi: la foto rilanciata dai media sauditi – le tre piramidi illuminate con i colori nazionali di Riyadh – era un falso) e vietato alla stampa di parlare di giornalisti dissidenti fatti a pezzetti. Dopotutto ne va dell’economia egiziana, che i Saud tengono in piedi con ricchi prestiti e petrolio in offerta.

Atmosfera opposta a Tunisi dove da giorni attivisti, semplici cittadini e giornalisti protestano per la visita di MbS, arrivato ieri sera. In centinaia hanno marciato ieri per Bourguiba Avenue cantando slogan: «L’assassino non è il benvenuto». Assassino di editorialisti e di yemeniti, precisano i manifestanti che non dimenticano l’asilo politico garantito nel 2011 al dittatore in fuga Ben Ali. Lì, a Gedda, vive ancora serenamente. Non solo: secondo la stampa marocchina, bin Salman non farà tappa a Rabat perché re Mohammed VI non ha voluto invitarlo.

Ma i fastidi per MbS non sono finiti. Da Tunisi volerà in Argentina per il G20. Ad attenderlo il presidente turco Erdogan, che il principe ha chiesto di incontrare per chiarirsi (Khashoggi è stato fatto a pezzi sotto il naso dei servizi turchi). E anche la giustizia argentina. O almeno potrebbe attenderlo: un giudice federale, Ariel Lijo, ha ricevuto da Human Rights Watch la richiesta di indagare il principe per crimini di guerra, commessi in Yemen.

Lijo ha girato la domanda al procuratore Ramiro González, a cui spetta il compito di decidere se il principio argentino della giurisdizione universale si applica al caso in questione. Improbabile che a Buenos Aires le manette scattino ai polsi di MbS ( il presidente Macri ieri faceva finta di non sapere nulla), ma è una grana in più da quella parte di mondo – associazioni, società civile e magistrature – che lo considerano per quel che è, il responsabile di crimini di guerra e strutturali violazioni dei diritti umani.