Il primo viaggio all’estero da presidente Usa Joe Biden è in Europa, per prendere parte al primo vertice del G7 dallo scoppio della pandemia che si svolgerà in Cornovaglia, nel Regno Unito. «L’America è tornata» continua s ripetere il presidente Usa per cancellare il trauma dei quattro anni di Trump, e quando ha lasciato Washington, ha detto ai giornalisti di volere usare il suo primo viaggio all’estero per rendere «chiaro a Putin e alla Cina che l’Europa e gli Stati Uniti sono compatti e che il G7 si muoverà».

IL PROBLEMA è che le dichiarazioni di Biden sugli obiettivi condivisi con gli alleati non sono supportate dalle dichiarazioni e dalle azioni degli alleati stessi; ad esempio Germania e Francia, non sembrano essere d’accordo quando si tratta di presentare un fronte unito contro Cina e Russia, come ambirebbero fare gli Usa. In questo primo viaggio Biden deve ricostruire un’immagine degli Usa come superpotenza, e forse è da leggere in quest’ottica l’annuncio dato alla vigilia della partenza riguardo l’acquisto di 500 milioni di dosi di vaccino Pfizer contro il coronavirus da donare al resto del mondo, e del «piano mondiale di vaccinazione» per affrontare l’emergenza globale legata alla pandemia da Covid.

L’impegno a distribuire fiale di vaccino è stato ribadito dal Regno Unito specificando che le prime spedizioni avverranno ad agosto «con la stessa rapidità con cui escono dalla linea di produzione», ha detto Biden, definendo la decisione di condividere i vaccini come «un impegno monumentale da parte del popolo americano».

I TEMI IN CAMPO AL G7 sono molti, a fare la parte da leone nelle sei sessioni di lavoro sarà inevitabilmente il Covid ma anche la lotta al cambiamento climatico, in tutte le declinazioni, economica, sanitaria, geopolitica; il disaccordo in corso tra il Regno Unito e l’Unione europea sui controlli normativi post-Brexit sulle merci che entrano in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna, sembra destinato a caratterizzare pesantemente le discussioni diplomatiche nei prossimi giorni.

PRIMA DELL’INIZIO del summit Biden ha incontrato Boris Johnson per parlare della revoca delle restrizioni ai viaggi tra Stati Uniti e Regno Unito, e accettare una nuova «Carta atlantica», aggiornando la dichiarazione fatta da Franklin Roosevelt e Winston Churchill, che delinea gli obiettivi condivisi per il secondo dopoguerra.

Il documento firmato da Johnson e Biden aggiorna l’accordo firmato nel 1941, e cerca di basarsi su principi comuni per affrontare nuove sfide globali, inclusi i cambiamenti climatici e gli attacchi informatici. Sembra chiaro che sia Johnson che Biden vogliano presentarsi al mondo come «i bravi ragazzi globali», come li ha definiti Nic Robertson della Cnn, e ognuno porta al G7 il proprio bagaglio di necessità: Johnson vuole una Gran Bretagna globale e vuole essere il migliore amico di Biden, che a sua volta vuole il sostegno di tutti contro la Cina.

OVVIAMENTE anche gli altri partecipanti hanno i loro programmi. La cancelliera tedesca Angela Merkel apprezza la leadership americana, ma non tanto quanto l’apprezzava una volta. Il presidente francese Emmanuel Macron vuole sostegno nella regione africana del Sahel, di cui ha annunciato la fine dell’operazione Barkhane. Il giapponese Suga condivide molte delle preoccupazioni di Biden sulla Cina e conta fortemente sugli alleati per aiutare le Olimpiadi di Tokio.

Mario Draghi guarderà al G7 per sostenere la stabilità in Libia e il controllo delle rotte migratorie mediterranee. Il canadese Justin Trudeau ricorda ancora il G7 del 2018 che aveva ospitato m, e il caos causato quando l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva rifiutato di approvare il comunicato congiunto finale.