C’è una frase di Jorge Luis Borges, contenuta nel saggio Sopra il «Vathek» di William Beckford in Altre inquisizioni (1952), che ben esemplifica la paradossalità insita in un testo: «L’originale è infedele alla traduzione». Può sembrare soltanto un paralogismo sterile, ma – come spesso accade – dietro all’adynaton si annida una verità a tratti sconcertante: le versioni di un’opera non arrivano a modificarne l’impianto fino a rendere dinamico il suo significato? In altre parole: la traduzione è forse, e non può essere diversamente, un lavoro di ri-creazione che tocca, strina e fiammeggia le corde essenziali di uno scritto? È la...