È da poco disponibile At the Gates of the Twilight Zone, la dodicesima uscita discografica della collana di musica anticlassica su abbonamento di 19’40’’ (tutte le informazioni su www.19m40s.com), progetto musicale a cura di Sebastiano De Gennaro, Enrico Gabrielli e Francesco Fusaro, in collaborazione con Tina Lamorgese.

QUESTA VOLTA, il gruppo dedica le proprie attenzione ad uno dei compositori per il cinema più importanti di sempre, l’americano Bernard Herrmann (1911-1975), date le sue collaborazioni con i grandi cineasti del mondo angloamericano, a partire da autori agli antipodi come Hitchcock e Welles, per non parlare poi dei lavori per molti altri.

In questo album, ci sono alcune delle colonne sonore che il nostro scrisse per la serie tv cult ideata da Rod Serling, The Twilight Zone, che in Italia prese il nome di Ai confini della realtà. L’esecuzione musicale è dell’ensemble degli Esecutori di Metallo su Carta, per la direzione di Marcello Corti, sotto la cura di Gabrielli.

In A Heart at Fire’s Center, libro di alcuni anni fa dedicato alla vita e all’opera del compositore americano, l’autore, Steven C. Smith, precisa che il contributo di Herrmann alla serie concepita da Serling, benché fosse limitato principalmente alla prima stagione dello show (la CBS mandò in onda l’episodio pilota il 2 ottobre del 1959), fu capitale. Con la sua maestria, esercitò un ruolo di tutto rispetto nell’evocare al meglio quello speciale universo tra realtà e surrealtà, «dipingendo ritratti musicali di grande bellezza impressionista, orrore e intensità».

Nell’analisi compiuta da Smith sulle colonne sonore che il compositore realizzò per la serie, sembrano emergere due caratteristiche dominanti. Nel particolare, una grande versatilità, data la scelta di soluzioni tecniche diverse in relazione a quali situazioni oppure emozioni doveva rendere in note.

SUL PIANO generale, invece, la tendenza a considerare i suoi interventi, nel complesso, come musica, diciamo, «d’atmosfera». Questo secondo punto può essere qualcosa di importante da prendere in considerazione, nella misura in cui lo si potrebbe legare alle idee di Herrmann sul lavoro del compositore, per cui l’avvento del cinema – e della grande televisione come The Twilight Zone, aggiungiamo noi – ha dato a chi fa musica la possibilità di produrre sperimentazioni e avere un pubblico che, prima di allora, non esistevano. In un certo senso, si tratterebbe di una posizione che, da noi, potrebbe ricordare quella di un Ennio Morricone, sebbene ci siano comunque dei distinguo da fare.

Alla fine, l’ascolto del disco non farebbe altro che rimarcare l’inventiva del compositore americano, vista la selezione dei brani, in cui spiccano le scelte di colonne sonore perturbanti di puntate come Little Girl Lost (1962) e Living Doll (1963). Sonorità infantili e sulfuree, bulgakovianamente diaboliche.