Capita di rado che una privata causa di divorzio acquisti rilievo politico. La decisione della Corte d’appello di Milano, che ha accolto il ricorso di Silvio Berlusconi contro la sentenza che lo obbligava a versare ogni mese 1,4 milioni all’ex moglie Veronica Lario, è uno di quei rari casi.

Per la signora Lario è un verdetto doppiamente amaro. Dovrà infatti anche restituire al marito le cifre corrisposte dal febbraio 2014. Sono 60 milioni che diventano 43 tenendo conto dei risarcimenti in sospeso per il periodo di separazione: un contenzioso per cui Veronica aveva già ottenuto il pignoramento di 26 milioni sui conti dell’ex marito.

Non c’è nessun impatto politico diretto, ovviamente, ma in termini d’immagine le cose stanno diversamente.

Le elezioni siciliane avevano già stabilito la resurrezione di Berlusconi non solo sul piano politico ma anche su quello strettamente elettorale. La sentenza di Milano gli dà ora ragione su un fronte che è senz’altro tra quelli a cui l’opinione pubblica è più sensibile.

Se si aggiungesse anche una sentenza positiva sul ricorso a Strasburgo contro l’ineleggibilità per le prossime elezioni, il trionfo dell’ex condannato ai servizi sociali per evasione fiscale sarebbe totale. L’uomo ci spera e per questo spezza una lancia a favore delle elezioni a maggio (ma la decisione «spetta alla saggezza del Capo dello Stato»), giusto in tempo per riaprire le urne a sentenza emessa.

Del resto proprio in vista di un pronunciamento europeo che per lui resta fondamentale, l’attualmente ineleggibile è stato nei giorni scorsi tra i primi a fare muro in difesa del presidente della Bce Mario Draghi. Anche se ciò smentisce implicitamente le antiche denunce di golpe europeo nel 2011.

Altri tempi. Oggi l’Europa è per Silvio “il Moderato” un punto di forza, non più il fianco esposto.

Berlusconi sente di avere di nuovo il vento dalla sua e già pregusta la vittoria.

Dagli studi televisivi amici di Porta a Porta giura di rimproverarsi solo «il non essere riuscito a conquistare il 51%: ma stavolta ci riuscirò». Non che il 51% sia necessario: «Con questo sistema basta il 40 per avere una maggioranza», spiega illustrando lo stesso identico ragionamento che fa anche Renzi.

Lui, in ogni caso, sarà «in campo»: «Se candidabile farò la punta, altrimenti sarò allenatore».

Non c’era bisogno che lo promettesse. Da sempre la campagna elettorale è il suo terreno preferito e anche stavolta conta sulle doti di grande venditore sia per portare il centrodestra al 40%, sia per superare la Lega. La sfida con gli alleati è importante quasi quanto quella contro gli avversari, ma il capo azzurro minimizza i problemi: «Salvini a volte è troppo prorompente, ma al tavolo delle trattative ha buon senso. Il rapporto con gli alleati non mi preoccupa».

Sulla sentenza che gli restituisce decine di milioni Berlusconi non si pronuncia: «È una storia che mi ha sempre addolorato».

La sentenza discende direttamente da quella della Cassazione sul caso dell’ex ministro Vittorio Grilli. In quel caso venne stabilito che il marito non ha l’obbligo di mantenere la moglie garantendole lo stesso «tenore di vita» qualora questa sia in grado di mantenersi. Veronica Lario, all’anagrafe Miriam Bartolini, può contare secondo i giudici «su un cospicuo patrimonio, oltretutto costituitole integralmente dal marito»: circa 300 milioni di euro tra gioielli, immobili e circa 16 milioni di euro di liquidità.

Galanteria a parte, per Berlusconi è una giornata rosea. Così, dopo il passaggio d’obbligo sul calcio («Tavecchio è stato eletto democraticamente e ha operato bene. Come allenatore degli Azzurri vedrei Carlo Ancelotti»), l’ex Cavaliere nero si permette una battuta mussoliniana in stretto stile berlusconiano: «Il mio motto? Credere, obbedire, combattere».