La lascia cadere quasi per caso, senza esporsi troppo. Poi, dopo la levata di scudi, frena: la solita interpretazione maliziosa. Ma intanto il tema è stato nominato e gli interessati hanno drizzato le orecchie: Silvio Berlusconi, l’uomo dei condoni edilizi, non li ha dimenticati. Certo il leader azzurro pesa le parole: «C’è la possibilità di una sanatoria edilizia per l’abusivismo di necessità, se si restringe con il massimo rigore il concetto di necessità». Non c’è bisogno di dire di più e la formula minimalista permette di correggere con una nota di Forza Italia che esclude il condono. Passaggio necessario non solo per fronteggiare l’ondata di giustificatissime critiche, ma anche per evitare screzi palesi con l’alleato leghista. Salvini, infatti, sul condono la pensa all’opposto: «Dico fortemente no a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi. Il nostro territorio è già troppo cementificato. Occorre abbattere tutte le costruzioni abusive».

Un nuovo fossato che separa la destra, come suggerisce il Pd? Non per davvero. L’imbonitore di Arcore fa la propria campagna ed è ovvio che voglia fare salire l’acquolina in bocca ai suoi potenziali elettori. Nelle scorse settimane ha messo al lavoro una squadra di esperti incaricati di individuare i temi forti della campagna elettorale, le proposte più gradite al popolo votante. Si è fatto consegnare un corposo e dettagliato report. Se il condono figuri ai primi posti di quella lista è ignoto, ma Berlusconi non ha bisogno di addottorati tecnici per sapere che per una parte della sua platea quella è la musica perfetta. Soprattutto al sud, dove si gioca ormai la partita. Il centrodestra è vicino alla vittoria. Non ha toccato quel 39,40% che Berlusconi vanta, ma non è lontano. I maghi dei sondaggi però segnalano un pericolo, quello di un «voto nascosto» a favore dei 5 Stelle nel sud. Il dilagare di Luigi Di Maio da Roma in giù è l’incognita che potrebbe soffiare alla trojka di destra la maggioranza parlamentare.
Per gli stessi motivi Giorgia Meloni, la cui roccaforte elettorale è tra Lazio e Campania, area ad alto tasso di abusivismo, concorda quasi alla lettera con Arcore. Anche per lei nessun condono, non sia mai. Tranne che nei casi, difficilmente circoscrivibili, di «abusivismo di necessità».

Il pubblico che applaude Salvini, l’«uomo forte» legalitario, ha gusti parzialmente diversi ed è ovvio che sulla linea dura con le costruzioni abusive l’uomo d’ordine si smarchi. Però di qui a parlare di nuova divaricazione, come quella sull’Europa, ce ne passa. Macerata ha segnato una svolta sia nella campagna elettorale che nella parabola dei rapporti nel centrodestra.

Anche il discorso del leader azzurro sulla necessità di snellire le regole per l’edilizia, condono a parte, non dispiace alla Lega. Berlusconi promette di «cambiare le regole in modo che chi vuole costruire una casa o aprire un esercizio commerciale non dovrà più aspettare anni. Dovrà dichiarare l’inizio dei lavori e assumersi la responsabilità di rispettare la legge. Solo dopo verranno i controlli». Somiglia da vicino a una liberalizzazione selvaggia, sulla quale il leghista non ha da ridire: «Rilanciare l’edilizia togliendo burocrazia e tasse folli è fondamentale».

Ma il cemento armato che regge l’edificio di una coalizione sino a pochi giorni fa pericolante resta l’immigrazione. Su quel tema l’intesa è idilliaca. Il Cavaliere è drastico: «Noi e la Lega sappiamo che il problema non si risolve con il buonismo e la retorica dell’accoglienza. Il razzismo si combatte rimuovendone le cause». Anche in questo caso i sondaggi d’opinione, che a Macerata registrano un tributo di solidarietà col nazista fuciliere, spiegano la svolta del Cavaliere. Ma ancora di più pesa la percezione di essere a un passo dal traguardo. Fino a 10 giorni fa Berlusconi puntava soprattutto sull’accordo con Matteo Renzi e in subordine sulla sua coalizione oggi il rapporto è invertito.

Così anche Matteo Salvini diserta la «manifestazione anti-inciucio» di sorella Giorgia, depotenziando così l’impatto dell’assenza di Berlusconi, e lo stesso capo di Forza Italia, funambolico, spiega così la diserzione: «Manifestazione dannosa. Darebbe l’impressione che ci sia la possibilità di un accordo con la sinistra che invece non c’è».