Che non fosse proprio morto lo si sospettava già da un pezzo. Per quanto incredibile potesse apparire, l’ex cavalier Silvio Berlusconi era sopravvissuto alla raffica di mazzate che avrebbe abbattuto un toro: le olgettine, la condanna, i servizi sociali, la cacciata dal Parlamento, le scissioni una via l’altra. Vivo sì, ma condannato a un ruolo subordinato: un alleato minore del Matteo leghista, forse domani la forza di supporto per il Matteo di Rignano.

Invece rieccolo, a promettere di tutto e di più, a incassare elogi proprio dall’establishment europeo che ne aveva decretato la mala sorte, a primeggiare nei sondaggi con la coalizione e all’interno della stessa con la sua creatura azzurra, avanti di una spanna rispetto al rampante di Pontida.

Se c’è un leader che si può fregare le mani tirando il bilancio dell’anno al tramonto è proprio lui, Silvio Berlusconi. Babbo Natale, arrivato in anticipo con una maschera da Renzi, gli ha regalato una legge elettorale cucita a misura. Gli elettori siciliani gli hanno conferito la pole position nella gara nazionale. I giudici della procura più ostile, quella di Milano, lo hanno affrancato dall’obbligo di versare alla ex consorte un milioncino e mezzo al mese. Quelli di Strasburgo si preparano a sentenziare sulla sua espulsione dal Parlamento e i pronostici sembrano rosei. Dopo di lui i più felici sono i professionisti dell’antiberlusconismo: si torna al lavoro!

Merito della sorte, che per definizione gira e nel caso specifico volge facilmente al bello. Ma merito anche dell’uomo, che come venditore è ancora imbattibile. Mentre i contendenti sgomitavano per conquistare la fetta di mercato incarognita, la volpe vecchia ha occupato lo spazio lasciato sgombro degli acquirenti moderati, ragionevoli, pacati e si è trasformato come Svengali nel bastione del sistema. Chapeau.