Servizi sociali. Silvio Berlusconi avrebbe deciso, anche se il Cavaliere, è noto, cambia spesso idea e ultimamente anche più volte nel corso della stessa giornata. E’ stato ieri il suo avvocato Franco Coppi a spiegare che la richiesta per la misura alternativa agli arresti domiciliari, appunto l’affidamento in prova ai servizi sociali, è attualmente in corso di stesura e dovrebbe essere pronta per essere depositata ai primi giorni della settimana. Se ne sta occupando Niccolò Ghedini e dovrebbe contenere solo «indicazioni di massima» sull’attività che l’ex presidente del consiglio potrebbe svolgere per scontare la pena, a Roma.

Non è detta l’ultima parola perché lo stesso avvocato Coppi spiega che la richiesta sarà depositata nei prossimi giorni «se non ci saranno cambi di indirizzo». L’ultima data utile per presentare l’istanza – che dovrà essere accolta dal tribunale di sorveglianza – è il 15 ottobre. Ma «non vogliamo ridurci all’ultimo momento», dice ancora Coppi, che ieri ha affrontato la questione insieme a Silvio Berlusconi e ai suo figli, a palazzo Grazioli. Conclusione della riunione: i servizi sociali, sempre che i perfidi giudici li concedano, da «umiliazione» – come dicono in molti – potrebbero invece trasformarsi in occasione di rilancio mediatico.

Sul fronte parlamentare, dopo il voto della giunta di palazzo Madama che ha dato parere favorevole alla decadenza, torna in auge la questione di come si voterà quando la questione sarà affrontata dall’aula. Dal Pd, Felice Casson torna a chiedere infatti lo scrutinio palese, perché, sostiene il senatore, «anche in base alla Costituzione la legge Severino è una norma a tutela del senato e non c’entra niente il voto segreto». Per il Pdl al contrario non se ne parla nemmeno: «Il voto palese sarebbe una sospensione della democrazia», tuona la Pitonessa; roba da «regime dittatoriale», le fa eco il vicepresidente dei senatori pidiellini, Giuseppe Esposito. E il capogruppo Renato Schifani dice chiaramente che «l’Aula è l’ultima speranza» quindi «noi ci auguriamo che in occasione del voto segreto, perché non crediamo che il presidente Grasso violerà questa norma, la libertà di coscienza prevarrà sul voto di appartenenza». E se qualcuno immagina che all’ombra del voto segreto anche qualche pidiellino possa approfittare per assestare un nuovo colpo basso al leader di Arcore, sappia che «il partito non si è mai diviso sulla difesa di Berlusconi e sarà più unito che mai».

Il presidente della giunta per le immunità e relatore sul caso Berlusconi, Dario Stefano, sostiene che il voto palese sarebbe preferibile perché quello segreto «verrebbe poco compreso e poco tollerato». Ma aggiunge che anche se «l’attuale momento storico esige la massima trasparenza, preferirei un’intesa tra i gruppi su come votare sulla decadenza» dopodiché «mi atterrò a cosa verrà deciso e non credo che nel voto segreto si possa determinare un cambiamento di posizioni».

Se sulla difesa del leader condannato il Pdl si mostra ancora compatto (e qualcuno, come Maria Stella Gelmini, mette ancora in guardia rispetto alla tenuta delle larghe intese), la resa dei conti interna prosegue incessante. Il segretario Angelino Alfano nei giorni scorsi aveva chiesto al Cavaliere la testa dei superfalchi, compresa quella del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Ma per ora non l’ha ottenuta. Tocca a Paolo Berlusconi, che ufficialmente è pur sempre l’editore del quotidiano, dire una parola sulla questione. Lo fa con una nota in cui, giurando sulla «piena e assoluta autonomia della testata», rinnova la fiducia al direttore Sallusti, smentendo quelle che definisce «illazioni» e addirittura riservandosi di «tutelare la dignità del Giornale nelle sedi opportune».

E, di fronte a uno sgomento Sandro Bondi che non può credere che nel «confronto» aperto nel partito si sia arrivati a usare un linguaggio tanto «violento» (quello delle teste da far rotolare, appunto) è ancora Schifani a assicurare che non cadrà nessuna testa, per carità, ma «si lavora tutti quanti per ricucire, non ci possiamo permettere divisioni».