Alla metà degli anni Cinquanta, Bepi Romagnoni (1930-1964) è stato insieme a Giuseppe Guerreschi, Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Tino Vaglieri, Gianfranco Ferroni, tra coloro che si distinsero dalle correnti artistiche del dopoguerra, per avere rifiutato sia il neorealismo ideologico (Guttuso) sia lo sperimentalismo delle nuove avanguardie orientate all’astrattismo. Per quel gruppo di giovani artisti usciti dall’Accademia di Brera il critico Marco Valsecchi coniò la definizione di «realisti esistenziali» riconoscendo i loro riferimenti artistici in Bacon e Giacometti, nell’informale di Wols, Gorky e De Kooning, nel realismo francese di André Minaux e Paul Rebeyrolle. Davanti all’antitesi di astrazione e realismo Romagnoni,...