«Con la rielezione del presidente della Repubblica in carica garantiamo continuità e stabilità istituzionale». Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione affari costituzionali, trae un primo bilancio della settimana di passione quirinalizia.

Tutto secondo previsione, dunque?
Erano questi, continuità e stabilità, gli obiettivi del Movimento 5 Stelle sin dall’inizio dei colloqui con le altre forze politiche, in sintonia con le aspettative dei cittadini. Gli italiani attendono risposte per uscire dalla crisi economica e sociale aggravata dalla pandemia e anzi ora governo e parlamento dovranno tornare a lavorare e correre più di prima. La palude sarebbe un grave errore.

Ha invitato le forze politiche ad accelerare sulle riforme, a partire dalla legge elettorale.
Credo che, proprio per evitare lo stallo, tutti i gruppi debbano sedersi intorno a un tavolo e scrivere insieme un’agenda di fine legislatura, una sorta di “patto per i cittadini”. Vale per il governo e per il Parlamento. Sulle riforme istituzionali saranno decisive le prossime settimane anche perché il fattore tempo diventa sempre più fondamentale, soprattutto sulle riforme costituzionali. Le commissioni di Camera e Senato hanno lavorato molto su diversi progetti di legge e quell’impegno va portato a termine.

Ci sono margini per una legge proporzionale?
Ho sempre pensato che un sistema proporzionale fosse necessario per garantire maggiore rappresentatività, anche prima della riduzione del numero dei parlamentari. Ora credo che ci siano anche le condizioni politiche per portare a termine l’iter. Siamo già a buon punto in commissione. Il primo testo è stato adottato a settembre 2020, prima del referendum, e ora non resta che fissare il termine per presentare gli emendamenti. Bisognerà mostrare maturità e massima disponibilità, nella piena consapevolezza che non potrà essere approvata una legge contro qualcuno o a misura di qualche partito. La storia ha sempre dato torto a chi pensava di vincere le elezioni cambiando qualche mese prima le regole del gioco.

Il bis di Mattarella arriva su forte spinta della base parlamentare. State lavorando per ridurre il peso dei decreti e restituire centralità alle Camere?
Credo sia doveroso. Parallelamente serve una riforma dei regolamenti parlamentari ambiziosa, che vada oltre alla sacrosanta lotta ai cambi di casacca e agli aggiustamenti necessari per far fronte alla riduzione dei parlamentari. Va limitato il ricorso alla decretazione d’urgenza. Il M5S ha presentato una sua proposta e alcune settimane fa è stato adottato in commissione Affari Costituzionali alla Camera un primo testo, a cura della relatrice Baldino. Vogliamo anche introdurre il rinvio parziale delle leggi di conversione dei decreti-legge da parte del presidente della Repubblica.

Cosa ne è del referendum propositivo?
Purtroppo è fermo al Senato da anni, ma credo debba tornare nell’agenda. Ho sentito da più parti parlare di elezione diretta del capo dello Stato. Anziché auspicare il presidenzialismo, nell’illusione che il mito dell’uomo solo al comando possa migliorare i processi decisionali nel nostro paese, dovremmo sforzarci di fornire maggiori strumenti ai cittadini per incidere nel dibattito politico e il referendum propositivo è senz’altro uno di questi.

Per Conte lo snodo Quirinale era una prova di leadership. Come se l’è cavata?
Egregiamente. Ha guidato una trattativa complessa e delicata e l’ha condotta in porto in pochi giorni. Ha tenuto unito il fronte progressista e alla fine tutto il M5S ha seguito le sue indicazioni. Non si sarebbe potuto muovere meglio di così, nonostante gli attacchi ricevuti anche dall’interno.

Il M5S pagherà la gestione di questi giorni? Ci saranno divisioni?
Ci sono stati comportamenti poco leali da parte di alcuni attori, anche in momenti delicatissimi, che avrebbero potuto indebolire Conte nelle trattative. Questo non dovrebbe mai accadere. Sono passaggi che vanno assolutamente chiariti, ma sarà Conte a valutare le modalità, i tempi e gli eventuali provvedimenti da prendere.

A breve dovrete decidere anche sul vincolo del doppio mandato. Come pensa finirà?
Ho sempre pensato che si dovesse trovare un modo per non disperdere l’esperienza acquisita da tanti di noi. In tempi non sospetti proposi di affrontare questo nodo, assieme a tanti altri che per il M5S hanno sempre rappresentato dei tabù, come ad esempio il 2 per mille. Da allora molti passi in avanti sono stati fatti, ma aprire al terzo mandato non è l’unica via possibile per mettere a frutto le competenze maturate in questi anni nelle istituzioni.