«Tsipras vince in Grecia, abbiamo il sindaco di Atene». Lo scetticismo è una ragnatela che invecchia le facce della sinistra, ma che si spazza via al primo urlo di allegria, nella coloratissima sede di Hub, un co-working fondato e gestito da un gruppo di ragazzi e ragazze, Roma San Lorenzo, quartiere storico della sinistra della capitale, quartiere universitario, dove il comitato dell’Altra Europa con Tsipras ha scelto di trascorrere ’il veglione’ dello spoglio elettorale. I sorrisi ci mettono un po’ ad aprirsi dopo giorni e giorni di sondaggi negativi che avrebbero abbattuto anche il migliore cavallo.

Ma il cavallo di razza, Alexis Tsipras, in Grecia ha fatto il miracolo: Syriza primo partito nazionale già chiede le dimissioni delle larghe intese, sul Partenone torna a sventolare bandiera rossa, e stavolta non è una protesta per la crisi, è il colore del municipio. «Il Front de gauche tiene, anche la Linke», annuncia Roberto Musacchio compulsando i dati. Basterebbe questo a fare vittoria. Ma non basta, vietato dirsi bugie.

Alla sinistra-sinistra italiana, fatta di partiti (Sel, Prc) e movimenti (tanti) e ’professori’ (ma qui la definizione è bandita già da prima della polemica con Matteo Renzi), riunita per la prima volta dopo il 2009, serve di agganciare quel benedetto 4 per cento che in Italia resiste come soglia di sbarramento – e non in Germania, e del resto anche in Italia presto arriverà al vaglio della Corte Costituzionale. Serve per non esplodere, per ripartire, per farsi coraggio, per fermare la maledizione delle divisioni e delle sconfitte che sembra una serie infinita di sconfitte: dal 2008 (sinistra arcobaleno), il 2009 (europee), il 2013 (le politiche, Sel in coalizione con il Pd vince ma poi passa subito all’opposizione; la Lista Ingroia si ferma al 2,25).

La notte stavolta porta davvero buone notizie. «Non sarei felice per me, sarei strafelice per questi ragazzi che ci hanno creduto, che non hanno le facce da sconfitta che abbiamo noi, che hanno lavorato come pazzi», si emoziona Sandro Medici parlando con Giovanni Russo Spena, un candidato e un dirigente di lungo corso di Rifondazione, quasi due papà dei ragazzi. I ragazzi sono quelli del gruppo comunicazione, vengono dai comitati per l’acqua pubblica, da Act, dalle associazioni, come Luca Faenza, che coordina, e Chiara, Claudia, Filippo il grafico, la sua cascata di dread. I dirigenti di Sel e Prc aspettano i primi risultati nelle loro sedi, e stavolta più che un gesto di diffidenza è una scaramanzia.

Alle 23 chiudono le urne e un sondaggio sul Tg3 dice bene, «ma è vecchio di giorni». Il primo exit poll, bene pure questo, ma «si sa che gli exit poll non ci prendono»: 4,2 poi 4,8, le prime proiezioni aprono i cuori. La seconda, Ipr Marketing-Rai dice però 4,1 mentre il Pd di Matteo Renzi vola al 40 per cento, cose mai viste.

Ma a sinistra sono le montagne russe. Nei locali di Hub ciascuno fa i suoi scongiuri. I tifosi romanisti intimano a tutti di stare ferminegli stessi posti in cui si trovano alla prima ottima proiezione. Altri ricapitolano le scommesse fatte «con quelli che le perdono sempre». A mezzanotte, con Moni Ovadia, arriva Barbara Spinelli, figlia di Altiero, una donna che è diventata quasi un simbolo oltreché la capolista e protettrice di tutta l’incredibile scommessa di questa lista: «L’onda greca è una delle notizie più belle», e sul risultato italiano «nella prudenza siamo abbastanza contenti». Marco Revelli le risponde dal maxischermo che trasmette la maratona televisiva di Sky: «Comunque vada abbiamo fatto un miracolo, una campagna quasi clandestina, abbiamo speso in tutto 200 mila euro». Ma la terza proiezione dà la lista al 4 per cento. Massimo Torelli, il fiorentino che è l’uomo-macchina della lista, ricapitola i suoi foglietti: «L’attesa è positiva, dai seggi ci arrivano dati migliori».

La notte di passione è troppo forte per restare ciascuno per sé, all’una arriva Paolo Ferrero con i militanti del Prc, subito dopo Nichi Vendola, che lascia la sede di Sel nuova di zecca. Si uniscono ai comitati, ai militanti, a tutti quelli che uno dopo l’altra non riescono ad aspettare da soli davanti alla tv e si riversano all’Hub di San Lorenzo. Anche la sinistra è un co-working, e lo sarà a prescindere dal risultato, l’altra Europa con Tsipras è una strada «senza marcia inditro», dice un dirigente di Sel. «Niente più divisioni, da domani solo baci», scherza Raffaella Bolini, dirigente dell’Arci, anche lei candidata. Lo pensano in molti, toni affettuosi a parte. Si va avanti, ma stanotte si va sulle montagne russe.