Un progetto centrato sulla scoperta di talenti e sulla loro crescita: è il Nederlands Dans Theater 2, la compagnia giovanile del Nederlands Dans Theater fondata nel 1978 in Olanda dall’allora direttore del NDT1 Jíri Kylián, un organico di artisti in erba che si rinnova ogni tre anni e che si confronta di stagione in stagione con un repertorio sfaccettato tra nuove creazioni e pezzi di culto. Ospitalità inaugurale di successo della stagione di danza del Teatro Ponchielli di Cremona, il NDT2, in scena con analogo plauso al festival Aperto di Reggio Emilia, ha aperto con Bedtime Story del coreografo israeliano Nadav Zelner. 30 anni, Zelner ha già firmato pezzi per la Batsheva Dance Company di Tel Aviv, in Germania per la Gauthier Dance, in Russia per lo Stanislavsky Ballet, è autore di trascinanti cortometraggi sulla danza. Non è un caso che l’istrionico coreografo Eric Gauthier lo abbia voluto come spalla nella frizzante conduzione del primo documentario della serie televisiva Dance Around the World girato a Tel Aviv.
Bedtime Story sfodera a pieno ritmo la vitalità dei Danzatori del NDT2. Complice la partitura percussiva di matrice nordafricana curata da Matan Onyameh, si apre con gli assoli dell’italiana Viola Busi e della fluida Rui-Ting Yu da Taiwan. È un continuo comporsi di duetti, gruppi, assoli, un gioco battente anche nelle luci, sostenuto da un motore compulsivo che scuote i corpi dall’interno con gioiosa voracità. Fonte di ispirazione un sogno infantile del coreografo popolato da mobilissimi serpenti.

L’autore è il coreografo israeliano Nadav Zelner. 30 anni, Zelner ha già firmato pezzi per la Batsheva Dance Company di Tel Aviv,

UN PERCORSO nella coreografia già molto noto, con alle spalle lavori di successo per compagnie come il NDT, il Balletto di Stoccarda, il Balletto di Zurigo, Edward Clug firma per il NDT2 Cluster: il pezzo nasce dal desiderio di lavorare con i giovani interpreti in uno spazio vuoto. Una composizione di assoluta nitidezza nelle variazioni della geometrica iniziale linea in controluce. Sei i danzatori: a turno escono dalla linea, che funge come una sorta di basso continuo musicale sulla partitura originale di Milko Lazar, creando giochi di forme di scultorea bellezza. Chiude The Big Crying, coreografia, scene e costumi di Marco Goecke, coreografo dal linguaggio personalissimo, marcato da contrazioni nelle spalle, nel busto, da un’articolazione delle mani fortemente drammatica.

IL PEZZO nasce nel 2020 dopo la morte del padre del coreografo. È un saluto a chi se ne sta andando, al ricordo che appare costante nello sguardo. Nulla di didascalico con Goecke, ma una coreografia che parla alle emozioni. Un danzatore di schiena, una fiamma che brucia in cima a un palo, il dolore espresso dai muscoli contratti, dall’urlo dei corpi e delle voci, da quel correre con il baricentro basso, sentendo il peso nel suolo. Un addio accompagnato in parte da una ninna nanna funebre, Blood Roses della cantautrice americana Tori Amos.
Un progetto, il NDT2, che investe sul potenziale artistico della gioventù. Una scommessa per il futuro oggi più preziosa che mai.