«Le rivoluzioni non sono sempre pranzi di gala e quando la situazione diventa esplosiva nella storia abbiamo avuto esempi di questo genere. Abbiamo un presidente rieletto che neanche in Venezuela. Una situazione eccezionale; se poi le commissioni di garanzia non vengono date al Movimento si può parlare di golpettino istituzionale. Non è follia pensare che uno possa prendere armi».

Chi parla è Paolo Becchi, docente universitario di filosofia del diritto a Genova e personaggio molto vicino all’M5S. Ed è l’ultimo partecipante (in ordine cronologico) ai giochini scandalistici di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, i due abili conduttori de La Zanzara, trasmissione cult di Radio 24.
Il “ragionamento”, già esplicitato pochi giorni fa proprio sul blog di Beppe Grillo ma che ora ha trovato nella radio confindustriale una potente cassa di risonanza, ha fatto esplodere la polemica politica. Ma è stato prontamente “rinnegato” con una nota ufficiale dagli stessi parlamentari del M5S: «Becchi non è un ideologo del M5S, si tratta semmai di un’etichetta attaccata al personaggio sulle cui posizioni deputati e senatori non si riconoscono affatto».

Il punto però è un altro: la battaglia a 5 stelle per ottenere la presidenza di una delle commissioni parlamentari di garanzia – Copasir o Vigilanza Rai, in particolare, che insieme a quella sul Ssn andrebbero di prassi all’opposizione – è appena cominciata.
L’ambizione più alta dei grillini è la guida del Comitato di controllo sull’Intelligence che fu di D’Alema ma per il quale sembrano avere poche chance, visto che a nessuno piace l’idea di mettere i servizi segreti nelle mani di internauti incalliti.

Piuttosto sembra che, nella concorrenza tra i partiti d’opposizione, Sel sia in vantaggio su Fratelli d’Italia, mentre la Lega è il fanalino di coda. Tutto da definire ancora, però. Al momento è stata fissata solo la data della prima convocazione delle Commissioni permanenti che martedì 7 maggio (il primo giorno utile dopo il lungo ponte “festivo”) sceglieranno i presidenti. Il M5S ha già fatto sapere che, qualora non fosse loro assegnata la guida del Copasir, saranno «inflessibili» nella battaglia per ottenere alla presidenza della commissione una persona «non ricattabile».
Parole molto diverse dal «golpettino istituzionale» di cui parla il professor Becchi che aveva argomentato: «Difficile pensare che Preiti sia arrivato da solo con una pistola. Non posso escludere che si tratti di una provocazione per rafforzare il governo. Tutti gli indecisi hanno votato compatti la fiducia e subito la colpa va a Grillo». E poi ancora: «C’è un potere visibile, e un potere invisibile. Questo è il potere invisibile».

Poi ieri, sentendosi isolato, ha tirato fuori la classica «mistificazione dei grandi giornali» scoperta da Berlusconi. «Scherzavo», ha detto poi a fine giornata quando il coro di riprovazione – «parole farneticanti», «dietrologia intollerabile» – si è alzato da destra e da sinistra. Peccato che il 28 aprile Becchi aveva già “scherzato” sugli spari di Palazzo Chigi dal blog di Grillo con la solita filosofia del «cui prodest?».