E’ un dilemma: giocare con le danze sensuali e letali di Bayonetta, ballare con lei falcidiando orde di orripilanti angeli dalle dorate forme barocche deformati da una mostruosità bio-meccanica che rimanda alle prime invenzioni di Shinya Tsukamoto, oppure limitarsi a guardare le sue piroette graziose ed erotiche, mentre qualcun altro gioca al posto nostro? Perché nel fulgore astratto, policromatico e ipercinetico del combattimento, impegnati nella complessa realizzazione di combinazioni di attacchi, c’è il rischio di non notare i particolari della coreografia, smarrendosi in una comunque bellissima visione compendiaria. Non c’è risposta, poiché se il divertimento ricavato dal completare (di nuovo) le due avventure della strega con il viso di Audrey Hepburn e il corpo sexy in maniera iperbolica è una fonte di divertimento ludico estremo, dall’osservazione passiva delle sue acrobazie marziali scaturisce invece un piacere estetico che va oltre l’erotismo esplicito della “diabolica”donna, per divenire assai simile a quello che si esperisce durante la messa in scena di un balletto.

Il primo e il secondo episodio di Bayonetta tornano in forma splendente su Nintendo Switch, meraviglianti sia sul grande schermo che su quello piccolo di questa duplice console, ribadendo la loro unicità di giochi d’azione e di stile supportati da una trama travolgente tra dramma e comicità, orrore e tenerezza, misticismo “manga” e blasfemie metallare, fiori e sangue.

Riuscita variazione femminea delle imprese di Dante in Devil May Cry, i due videogame di Bayonetta ci trasportano dal paradiso all’inferno in una deriva caotica esemplare che concede solo rare tregue nel suo incedere di climax visionari e devastanti.

Bayonetta spara proiettili dalle pistole che sostituiscono i suoi tacchi roteando le gambe chilometriche, si dissolve in un stormo di pipistrelli e ricompare brandendo un frusta spinosa, fa una capriola rallentando il tempo e tingendo lo spazio di viola, si accuccia e diviene una pantera che diffonde flora magica, si eleva in aria con ali di farfalla mentre i suoi capelli danno vita a colossi demoniaci spogliandola delle vesti, materializza una ghigliottina e spinge a calci verso la lama un mostruoso angelo obeso armato di una mazza abnorme. E mentre queste azioni si consumano, una dietro l’altra, non sono trascorsi neanche trenta secondi di gioco. Lo stupore per una metamorfosi graziosa e perpetua permane nelle sequenze non interattive dei due giochi, realizzate con la consueta pirotecnia registica da Yuji Shimomura, autore di cinema “dentro” il videogame che annienta con la sua arte i luoghi più beceri e meno eleganti di tanti lungometraggi d’azione milionari.

Le due opere dei giapponesi di Platinum Games, una terza è in via di realizzazione per Switch, sono un trionfo magnificamente delirante dell’eccesso e nello stesso tempo un rigoroso esercizio per esaltare le abilità del giocatore più virtuoso.