Sono stati subito ritirati i brani di Lucio Battisti che tra sabato e domenica erano comparsi sulle piattaforme digitali di Spotify, Deezer e Amazon Music, inseriti in due raccolte. E ieri SonyMusic ha diffuso un comunicato nel quale si parla di: «operazione di natura illecita in quanto realizzata con registrazioni fonografiche di sua proprietà», sottolineando il fatto di aver denunciato l’accaduto: «alla FPM» ovvero la Federazione contro la pirateria digitale: «affinché possa svolgere le opportune indagini», diffidando gli autori dell’illecito: «a desistere da ulteriori sfruttamenti non autorizzati del proprio catalogo in considerazione delle gravi responsabilità civili e penali che tali utilizzazioni non autorizzate comportano».

È l’ultimo atto di una battaglia, quella sull’eredità del cantautore di Poggio Bustone morto vent’anni fa, entrata nel vivo proprio in questi mesi e che vede contrapposti la famiglia Battisti (la vedova Letizia e il figlio Luca) che detengono il 56% e che – va sottolineato – osteggiano ogni pubblicazione dell’opera dell’artista su piattaforme digitali o in streaming, le edizioni Universal il 35% e Mogol il 9%. Tutto ha inizio nel luglio di due anni fa, quando una sentenza del Tribunale di Milano, ha condannato la Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l a corrispondere a Mogol la somma di 2,8 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno, per essersi resa inadempiente ai contratti di edizione musicale sottoscritti dal paroliere insieme a Battisti.

La società è stata così messa in liquidazione nella primavera del 2017 a e il catalogo editoriale, che comprende un grosso pezzo di storia della musica italiana, ha rischiato di finire all’asta. Un catalogo che ha infatti subito attirato l’attenzione di numerose etichette. Dopo mesi di battaglie legali, il Tribunale, pochi giorni fa, ha affidato la società all’avvocato Gaetano Maria Giovanni Presti, affidandogli il compito di individuare le «migliori modalità» per la liquidazione «senza necessità di autorizzazione alcuna da parte dei soci», aprendo di fatto alla possibilità di uno sfruttamento economico delle opere di Battisti «anche online». Un pasticciaccio, tanto da far sembrare questa improvvisa comparsa e altrettanta repentina cancellazione dei brani di Battisti in rete, quasi una forzatura. Al momento Spotify, Deezer e Amazon Music non commentano.