Stop ai muri e alle barricate, l’Italia, l’Europa, i paesi mediterranei devono allearsi per un’accoglienza intelligente e solidale dei migranti. Il messaggio arriva da Lampedusa, dove ieri si è tenuto «Per un mare di pace e di lavoro», iniziativa della Uil con i sindacati di Israele e della Palestina, Tunisia (con Hassine Abbassi, premio Nobel 2015 per la Pace), Algeria, Marocco, Egitto, Libia (con Nermin Sharif, la prima donna leader di un paese del Nord Africa). Con loro anche i rappresentanti di quattro religioni. Gli otto sindacati hanno firmato l’Accordo di Lampedusa, che oltre ai principi contiene anche iniziative concrete.

L’Accordo di Lampedusa chiede alla Ces (confederazione europea dei sindacati) di «proporre all’Unione europea l’istituzione di un Fondo in cui tutti i Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di solidarietà fiscale – sul modello dell’8 per mille – da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro in quelle zone prostrate dall’indigenza, dalla povertà e dalla guerra. La Ue dovrà farsi carico del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita».

La Uil, dal canto suo, ha preso un ulteriore impegno, da realizzare nei diversi paesi grazie alla collaborazione dei sindacati ospiti: istituirà uffici o punti di Patronato, con l’obiettivo di limitare i casi di immigrazione offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte. Verrebbero poi realizzati, in loco, «corsi di formazione per l’apprendimento di specifiche mansioni o di rudimenti e tecniche di auto-imprenditorialità che i lavoratori formati potrebbero mettere a frutto, quando le condizioni lo consentissero, nei Paesi di origine o, secondo indirizzi preventivamente individuati, in Paesi dell’Unione europea».

«Per un mare di pace e di lavoro» verrà replicato ogni anno in uno dei paesi firmatari, possibilmente lo stesso 2 febbraio, ma c’è l’obiettivo di allargare la sua rete anche ad altri paesi del Mediterraneo come Spagna, Grecia e Turchia, e agli altri sindacati italiani.

«Non si possono sperperare risorse per la costruzione di muri e barriere – ha spiegato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo – Bisogna puntare al contrario sulla cooperazione, la partecipazione e l’inclusione. Solo così cominceremo ad aprire una nuova strada per la pace, la coesione e il lavoro nel mondo. La Uil ha lanciato un progetto di cooperazione con quegli stessi paesi da cui i migranti sono costretti a fuggire per i conflitti, la povertà e la fame. Il sindacato può e deve assumersi le proprie responsabilità, svolgendo il ruolo di pacificazione e di sviluppo economico».

Se si riuscirà a creare il Fondo europeo sollecitato dal sindacato, esso si andrà ad aggiungere ad altre importanti iniziative per i migranti finanziate proprio dall’8 per mille: come i già collaudati Corridoi umanitari messi in campo dalla Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche e la Chiesa valdese.

L’Accordo di Lampedusa è stato salutato con favore dalla sindaca dell’isola, Giusi Nicolini: «Siamo persone normali, cittadini, pescatori, gente che vive di turismo – ha detto – Un’isola da cui anche gli abitanti volevano scappare. Ma oggi c’è il nostro orgoglio: l’orgoglio che come sindaco ho della mia isola e della mia gente. Lampedusa oggi è un ponte, è un esempio – ha concluso – e può dare un esempio diverso. È stata lasciata sola in Europa, e sola nel suo contesto nazionale, dove ogni giorno vediamo l’esempio di altre città che invece fanno barricate. Di accoglienza non si muore».