Solo qualche giorno fa parlando a Caserta si era lasciato andare a frasi più adatte al leader di una formazione di estrema destra che a un ministro: «Non accetteremo che un immigrato prenda il posto di lavoro di un italiano», aveva detto suscitando un vespaio di reazioni. Ieri Angelino Alfano si è ripetuto arrivando per l’occasione a utilizzare termini ormai messi in soffitta perfino dalla Lega. «Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu cumprà, dobbiamo radere a solo la contraffazione», ha detto il ministro degli Interni. Una scelta di termini – primi fra tutti «orde» e «vu cumprà» – che gli sono costate l’accusa di razzismo da parte del Pd insieme a una valanga di critiche. «Tolleranza zero per le espressioni a sfondo razzista, prima che per le vendite in spiaggia», dice ad esempio al ministro il democratico Dario Ginefra. Ma condanna per le parole di Alfano arrivano anche da sindacati, dalle Acli e dalla comunità di Sant’Egidio. «Colpisce l’uso di un termine dispregiativo – commenta quest’ultima – che certo non favorisce una corretta visione delle cose e tanto meno la soluzione del problema». «Deluso» da Alfano si è detto invece il sottosegretario agli Esteri Mario Giro.
Il pretesto per tornare ad attaccare gli immigrati Alfano lo trova nella presentazione della campagna «Spiagge sicure» con cui il governo spera di contrastare (in notevole ritardo, visto che siamo a metà del mese di agosto) due fenomeni come l’abusivismo e la contraffazione. Problemi reali e capaci di incidere sull’economia legale, visto che dal 1 gennaio 2013 al 30 giugno 2014 la Guardia di finanza ha sequestrato 87,5 milioni di prodotti contraffatti, la maggior parte dei quali riguardanti il settore tessile. Ma che evidentemente il titolare degli Interni conosce poco, visto che invece di colpire le reti criminali che quelle merci false producono, importano e smerciano sul territorio, se la prende con l’ultimo anello della catena, quello più debole rappresentato da quanti – per la stragrande maggioranza immigrati – sbarcano il lunario vendendo ai turisti stesi al sole in spiaggia borse, vestiti e giocattoli chiaramente contraffatti.
Adesso, secondo al direttiva inviata dal Viminale ai prefetti, spetterà ai Comitati per l’ordine pubblico e la sicurezza organizzare i controlli nelle spiagge. «Lo Stato ha messo il turbo», chiosa il ministro.
Ma Alfano ha pochi motivi per essere soddisfatto. La gaffe fatta utilizzando espressioni razziste mettono in secondo piano l’iniziativa del governo e gli frutta numerose critiche. Tanto più che fino a sera dal Viminale non arriva nessuna rettifica alle parole del ministro,, che evidentemente preferisce far finta di mente nella speranza che le acqua si calmino,. ma così non è. «I problema non sono gli immigrati sulle spiagge: la difesa del made in Italy va fatta con determinazione colpendo le reti di produzione. E poi i problemi che adesso interessano gli italiani sono altri», è il commento della Cisl. mentre al Caritas sottolinea lo stupore «per aver sentito da Alfano termini che pensavamo orma desueti e passati». «Ricorrere a un linguaggio responsabile non è qualità secondaria per un buon governante», dice invece il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani di Palazzo madama. Tanto più che quelle ’orde di vu cumprà’ sono state un esempio di positiva integrazione subalterna tra italiani e stranieri. Integrazione perché tra bagnanti e venditori ambulanti c’è da decenni un rapporto di tranquilla consuetudine».
Infine i Verdi, che per bocca del portavoce Angelo Bonelli accusano Alfano di dedicarsi «a sparate senza senso pur di strappare qualche titolo di giornale».