Il 20 gennaio, uscendo da casa della figlia, era stato bersaglio dei colpi di pistola sparati da due motociclisti. Pasquale Ventura, capogruppo Pd in consiglio comunale, era in realtà vittima della ex moglie: nessun agguato politico, solo questioni di eredità.
Così la polizia ha chiuso le indagini con tre arresti, fra cui appunto la moglie di Ventura considerata la mandante dell’agguato. Uno, invece, sarebbe l’esecutore materiale e l’altro il fiancheggiatore. Il 19 marzo erano già stati arrestate altri due persone coinvolte nella «spedizione punitiva» che nulla c’entra con la politica, in base alla ricostruzione delle indagini. Se mai, l’ex moglie avrebbe architettato un piano spinta da motivi di risentimento legati a questioni ereditarie. di qui l’incarico ad un intermediario di assoldare due persone che potessero eseguire l’agguato, in cambio della promessa di 30 mila euro a «lavoro eseguito». Decisive le riprese delle telecamere di videosorveglianza: i due attesero Ventura sotto casa della figlia, a bordo di un’auto in una specie di sopralluogo. Quindi hanno raggiunsero un box, lasciando l’auto e ripartendo a bordo della moto. Fino a via Firenze, dove non appena Ventura uscì dal portone dell’abitazione della figlia gli spararono. Illeso il politico, mentre le indagini hanno via via dissipato l’episodio.