Dieci candidati alla poltrona di sindaco, 34 liste e un esercito di aspiranti consiglieri (più di 3000). A Bari la politica sembra la vera industria che non conosce crisi. Il perché è presto detto: i partiti sanno che si giocano una partita decisiva. E i candidati sono consapevoli che amministrare il capoluogo pugliese, città metropolitana e terza del sud per numero di abitanti, è una sfida importante ma anche un trampolino. Il passaggio dal governo della città a quello della Regione, infatti, può essere molto breve vista la storica baricentricità del Consiglio regionale.

Chi in Puglia non fa i conti con Bari non farà mai il presidente della Regione. Lo sa bene Michele Emiliano che aspira alla successione di Vendola e che sa quanto, pur non essendo candidato, il risultato di Antonio Decaro (sostenuto dalle liste Idv, Decaro Sindaco, Centro democratico, Decaro per Bari, Pensionati e Invalidi-Giovani Insieme, Io Bari-Orgogliosamente baresi, Europa Bianca, Semplicittà, Realtà Italia, Bari Capitale, Bari Viva, Pd e Sel) possa ricadere su di lui e sul suo futuro politico. «Se perde Decaro perdo io», ha affermato negli scorsi giorni e dargli torto è davvero difficile.

È la frammentazione il vero nemico del centrosinistra barese. Se l’avversario più accreditato di Decaro è Domenico Di Paola (sostenuto da Io per Bari, Ncd, Impegno Civile per Bari, Puglia Prima di Tutto, Lavoro per Bari, Nuovo Psi, Fi, Movimento Politico Schittulli, Fratelli d’Italia, Nuova Alba), tutte le altre liste civiche toglieranno voti importanti al centrosinistra. È il caso del magistrato Desirèe Digeronimo (Fare per Fermare il Declino, Desirèe Sindaco, Verdi, Giovani in Movimento) ma anche di Marco Cornaro (Polo Barese), Luigi Piccione (Convochiamoci per Bari), Giacomo Petrelli (Alternativa Comunista), Stefano Miniello (Nuova Era Liberal-democratica), Matteo Magnisi (Identità Popolare), Michele Ladisa (Insorgenza-Movimento Duosiciliano). È ipotizzabile che la presenza di tante liste civiche livelli verso il basso anche il risultato dei due più accreditati alla vittoria finale, rendendo il 50% più uno, necessario per vincere al primo turno, un miraggio. A vantaggio di Di Paola il sostegno sia di Fi che del Ncd e di Fratelli d’Italia.

Un capitolo a parte meritano i 5 Stelle. La forza che sfida Renzi alla conquista del primato del consenso, nelle amministrative continua a volare basso (soprattutto nelle città medie e grandi). Sabino Mangano ha evitato il confronto con gli altri candidati, tanto in tv quanto nei dibattiti promossi in città nelle ultime settimane. «Con i 5 Stelle il comune di Bari diventerà una casa di vetro», promette. Rischia di pagare, però, l’inizio in netto ritardo della campagna elettorale. Mangano non doveva essere il candidato sindaco del movimento di Grillo. È subentrato in seguito alla sfiducia da parte dei militanti a Vincenzo Madetti. La partenza “zoppa” rischia di tenerlo fuori dall’ipotesi ballottaggio.

La corsa a due tra Di Paola e Decaro emerge anche dalle scelte comunicative dei candidati. Se gli altri otto puntano l’indice contro l’amministrazione uscente ma non risparmiano fendenti a Di Paola (negli ultimi anni presidente di Aeroporti di Puglia), centrodestra e centrosinistra si puntano le armi a vicenda. Di Paola negli ultimi giorni ha incalzato l’avversario sui candidati e, in particolare, su alcuni nomi ingombranti; figli di personaggi conosciuti della malavita locale. Incensurati e senza alcun collegamento con gli errori commessi dal genitore ma che hanno destato le perplessità anche di Decaro. In un caso, quello di Anna Esperanza Diomede, 22 anni, della lista Semplicittà, il candidato sindaco del centrosinistra ha anche tentato invano di far fare retromarcia. «Non ho voluto interferire con la compilazione delle liste – ha affermato – La campagna elettorale, però, non è un palcoscenico adatto per un riscatto sociale». Di contro, Decaro ha dedicato a Di Paola buona parte del suo intervento dal palco di ieri, accanto a Matteo Renzi. «Non lascerò la città a chi si pulisce le scarpe con lo champagne, che non ha una idea o un programma», ha urlato di fronte alle migliaia di persone accorse nei pressi del Petruzzelli. Lo sprint finale glielo ha regalato il premier: «Sono qui per ricordare che non c’è attività più bella che fare politica. La politica è piazza, come diciamo sempre io e Antonio. Dobbiamo vincere al primo turno per restituire l’idea che la politica la si fa tutti insieme». Di Paola invece la campagna elettorale l’ha chiusa giovedì scorso con Raffaele Fitto e il presidente della provincia Francesco Schittulli.

Da ieri la città conosce il nome del nuovo proprietario de «La Bari», la squadra di calcio. Per quello del sindaco dovrà aspettare e, probabilmente, votare due volte.