«La nomina di Marwan Barghouti a vice presidente sarebbe una ottima soluzione, ridarebbe credibilità alla leadership dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e del movimento Fatah. Aprirebbe la strada a una possibile successione ai vertici dell’Anp e dell’Olp, a favore di un esponente palestinese popolare e molto stimato». Così ha risposto l’analista palestinese Ghassan Khatib alle nostre domande sulle voci, sempre più insistenti nei Territori occupati, che vorrebbero diversi alti dirigenti di Fatah impegnati a esortare il presidente dell’Anp Abu Mazen a nominare suo vice Barghouti che dal 2002 sconta cinque ergastoli in una prigione israeliana. Una mossa che, crede qualcuno, potrebbe  favorire la liberazione di Barghouti, ritenuto da molti in grado di rilanciare le quotazioni di Fatah fra i palestinesi.

La questione della successione è stata sollevata alla fine di settembre, durante un incontro a Ramallah del Consiglio Rivoluzionario di Fatah e del Comitato centrale del partito. Nel corso della riunione Tawfiq Tirawi, un ex capo dei servizi di sicurezza, ha preso la parola per proporre ad Abu Mazen di nominare un vicepresidente, facendo apertamente il nome di Barghouti. Proposta che ha raccolto il sostegno di altri membri di Fatah che, peraltro, hanno criticato la squadra di negoziatori dell’Anp che non chiesto a Israele la liberazione di Barghouti come condizione per riprendere i negoziati diretti. Stando a quanto hanno riferito al manifesto alcuni dei partecipanti alla riunione, Abu Mazen non si è opposto all’idea ma ha chiesto che sia il Comitato centrale a indicare i nomi dei possibili candidati alla vicepresidenza dell’Anp. Sino a oggi non si è trovato un accordo anche perchè dentro Fatah non mancano gli avversari di Barghouti. Non pochi, specie tra i burocrati del partito, temono la sua popolarità. E perciò non si affannano a chiedere la sua liberazione che potrebbe portare a un terremoto in una forza politica che si limita a galleggiare e che non ha saputo più ritrovare lo slancio di un tempo.

Ma non è solo una questione che riguarda Fatah la nomina di Barghouti a vicepresidente. Abu Mazen ha 78 anni e soffre di problemi di salute. Detiene i tre titoli più importanti: presidente dell’Olp, presidente dell’Anp e presidente di Fatah. Secondo lo statuto dell’Anp in caso di impedimento del presidente, l’interim è assicurato dal Presidente del Consiglio legislativo palestinese (Clp). Ossia il Parlamento che di fatto non è operativo dal 2007, dallo scontro armato tra Hamas e Fatah che portò il movimento islamico a prendere il controllo di Gaza, con la conseguente spaccatura politica con la Cisgiordania.  Senza dimenticare che il presidente del Clp è proprio un esponente di Hamas, Aziz Dweik. Da qui l’urgenza di nominare un vicepresidente che avvertono diversi dirigenti dell’Anp e di Fatah, o almeno quelli che sono favorevoli alla scelta di Barghouti.

«Abu Mazen però esita, teme che Barghouti, sebbene si trovi in carcere, da vicepresidente finisca per diventare il presidente di fatto, grazie alla popolarità che gode tra i palestinesi», ci spiega un funzionario di Fatah che ha chiesto di rimanere anonimo.  Per questo Abu Mazen preferisce guadagnare tempo e, secondo lo stesso funzionario, intende  accrescere ulteriormente lo status nel partito di Mohammad “Abu Maher” Ghneim, segretario generale del Comitato Centrale di Fatah e suo alleato, per bilanciare il prestigio di Barghouti. Quest’ultimo nel frattempo resta in carcere. Il premier israeliano Netanyahu è fortemente contrario alla sua liberazione.