Se n’è andata in silenzio, abbattuta dalla lunga malattia, e sembra quasi inaccettabile per una donna forte come lei. Barbara Valmorin a 80 anni (solo in questa triste occasione se ne apprende la data, e sembra incredibile) è morta lunedì scorso a Roma, senza i tributi che forse il teatro italiano le avrebbe dovuto: per la lucidità e l’energia con cui si è sempre battuta, sopra e fuori del palcoscenico. Valmorèn, come con affettuosa ironia la chiamavano spesso le giovani colleghe cui con generosità dispensava consigli e occasioni (memori forse di una sua lontana formazione parigina, mentre lei, originaria di Bari, e si era scelta quel nome d’arte per chissà quale eufonia), è stata una«leonessa» della scena italiana, e della sua cultura, sempre strettamente connessa a una lucida posizione politica. Era amica e interlocutrice di Valentino Parlato, solo per fare qualche esempio, e di «Fausto» ai tempi migliori di Rifondazione, che era naturalmente Bertinotti. Allo stesso modo però frequentava con molta curiosità centri sociali o realtà di movimento, cui spesso trovava il filo rosso del legame con la cultura.

BENCHÉ si presentasse lei stessa come una «rompiscatole», era una grande costruttrice di rapporti e legami, nella sua casa sui tetti dei Coronari (dopo infiniti e ansimanti scalini), dove negli anni si potevano incontrare a cene golose Franco Quadri come nuove generazione di attori e di autori. Una grande tessitrice, che anche davanti agli insuccessi non si arrendeva mai, tra una sigaretta e un bicchiere di rosso che solo la malattia aveva diradato. Le sue prime, fondamentali esperienze erano state con Luca Ronconi: Orlando furioso naturalmente, ma anche La tragedia del Vendicatore, Orestea e la mitica Katchen von Heilbronn sul lago di Zurigo. E con altre sue colleghe era stata socia fondatrice della Cooperativa Tuscolano che gli spettacoli di Ronconi produceva e rendeva possibili. E il regista l’aveva voluta dopo molti anni al teatro Farnese di Parma, nell’elisabettiano Peccato fosse puttana, a interpretare proprio la governante Puta.

MA A SPETTACOLI quasi «storici» negli anni aveva partecipato Valmorin, con registi importanti come Giancarlo Cobelli, Giorgio Marini, Masssimo Castri, Cesare Lievi. L’ultima apparizione importante forse, alle Operette morali che Mario Martone trasse da Leopardi, e due di quelle in particolare, Dialogo tra Plotino e Porfirio e La Moda e la Morte: indimenticabili! Come del resto quelle Vecchie intessute – sofferte e tragicamente ridicole – da Daniele Segre con lei e Maria Grazia Grassini (scomparsa anche lei nei giorni scorsi, con inizi comuni a fianco a Ronconi, prima di sposare Leo De Berardinis). Per non parlare di quel Week end che Annibale Ruccello aveva scritto proprio per Barbara Valmorin, che quasi con malinconica violenza lo disvelava. Un gusto dello spettacolo da riempire la scena e il cuore.