Stephen K. Bannon, l’ex consigliere di Trump alla Casa bianca, incriminato la scorsa settimana per oltraggio al Congresso per aver negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull’attacco dei sostenitori di Trump a Capitol Hill il 6 gennaio scorso, si è consegnato alle autorità federali e ha fatto la sua prima apparizione in tribunale. In caso di condanna rischia una multa da 100mila dollari e fino ad un anno di carcere.
Il 67enne Bannon, passando fra due ali di fotografi appostati fuori dall’ufficio dell’Fbi nel centro di Washington DC, guardando direttamente in una telecamera che era in live streaming sulla piattaforma di social media di destra Getter, fondata dall’alleato di Trump Jason Miller, ha dichiarato: «Questo è tutto rumore. Voglio che voi restiate concentrati, non voglio che nessuno distolga l’attenzione da quello che facciamo ogni giorno. Stiamo abbattendo il regime di Biden».

I CAPI DI IMPUTAZIONE per Bannon sono due, oltraggio al Congresso e il non aver consegnato alla commissione della Camera i documenti che gli erano stati chiesti, appellandosi al fatto che Trump ha a sua volta invocato il privilegio esecutivo sugli atti relativi alla sua presidenza.
Steve Bannon è al fianco di Trump da quando nel 2016 era stato il deus ex machina della campagna presidenziale del tycoon, soprattutto grazie all’opera di Breitbart, il sito di estrema destra di cui era a capo. Dopo l’elezione di The Donald Bannon ha avuto una breve stagione come stratega alla Casa bianca, fino al licenziamento arrivato nel 2017, durante un’ondata di allontanamenti dai vertici dell’amministrazione voluta proprio da Trump, per via di una lotta interna fra Bannon e i suoi protetti e l’ala percepita come più presentabile che faceva capo alla figlia Ivanka e al genero Jared Kushner.

L’ANNO SCORSO Bannon ha avuto una prima tornata di guai giudiziari ed è stato arrestato ed incriminato dall’Fbi per aver frodato i sostenitori di Trump attraverso una campagna per raccogliere fondi privati per la costruzione del muroal confine con il Messico, opera che incontrava resistenze e ostacoli al Congresso.
Il 20 ottobre scorso, a seguito del rifiuto di Bannon di collaborare, la commissione ha votato all’unanimità una risoluzione nei suoi confronti, e chiesto alla Camera di incriminarlo formalmente. Ieri pomeriggio, troppi tardi per noi, Bannon è comparso davanti al giudice Robin Meriweather per l’udienza sul suo rinvio a giudizio.

L’EX GURU politico di Trump è una delle oltre 30 persone vicine all’ex presidente chiamate dal comitato della Camera per testimoniare sulla rivolta del 6 gennaio, indetta nel tentativo di impedire la certificazione formale del Congresso della sconfitta elettorale repubblicana contro Biden
La commissione della Camera nel suo rapporto ha ripetutamente citato i commenti di Bannon nel suo podcast radiofonico del 5 gennaio, durante il quale aveva detto «domani si scatenerà l’inferno», citando l’evento come prova della sua «consapevolezza riguardo gli eventi estremi che si sarebbero verificati il giorno successivo». Gli investigatori hanno anche indicato una conversazione che Bannon ha avuto con Trump il 30 dicembre, durante la quale lo aveva esortato a far convergere il 6 gennaio tutti gli sforzi per difendere la presidenza, e il fatto che fra i presenti alla riunione al Willard Hotel di Washington il 5 gennaio, organizzata proprio per discutere i piani per ribaltare i risultati delle elezioni il giorno successivo, fosse sempre presente Steve Bannon.

ALLO STATO ATTUALE la posizione di Bannon non è tra le più rosee, considerando anche che la sua incriminazione sarebbe un precedente per una simile potenziale incriminazione anche per Mark Meadows, l’ex capo dello staff di Trump, che non ha rispettato la scadenza in calendario per venerdì per conformarsi alla richiesta di informazioni del comitato della Camera.
I leader del comitato, il democratico Bennie Thompson, e la repubblicana Liz Cheney, hanno affermato che ora prenderanno in considerazione la possibilità di perseguire l’accusa di oltraggio nei confronti di Meadows così come fatto per l’ex braccio destro di Trump.