La Banca d’Italia si aggiunge al coro dei critici rispetto alla riforma delle banche di credito cooperative (Bcc) elaborata dal governo, seppure la giudichi «complessivamente positiva».

In particolare, l’istituzione presieduta da Ignazio Visco (nella foto) chiede dei cambiamenti sul meccanismo di «way out» per evitare il proliferare di piccoli gruppi e per non incorrere nella sanzione Ue sugli aiuti di Stato.

Lo ha spiegato ieri il responsabile della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, in audizione alla Camera. Il meccanismo prevede che in cambio di un «balzello» fiscale pari al 20% delle riserve (accumulate nei decenni, in esenzione d’imposta) le Bcc che abbiano almeno 200 milioni di patrimonio possono scegliere di trasformarsi in spa; a questo punto i vecchi soci si ritrovano azionisti di un gruzzolo ben più alto di quanto pagato nel momento in cui hanno comprato le quote della Bcc, che si scambiano al valore nominale.

Secondo Bankitalia, questo porterà a una fusione tra piccoli per sfuggire alla holding unica prevista.