Anche se hanno fatto meno rumore del Monte dei Paschi, le due banche venete che come Mps hanno chiesto la “ricapitalizzazione precauzionale” stanno diventando una corona di spine per il governo Gentiloni. Oggi l’ad Fabrizio Viola è atteso a Bruxelles, dopo che la Commissione Ue ha fatto sapere – notizia anticipata dal Sole 24 Ore – che deve essere trovato almeno un miliardo di fondi privati per accedere alla misura di salvataggio. Del resto, anche durante le recenti assemblee di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, Alessandro De Nicola di Atlante ha detto a chiare lettere che sono necessarie “nuove e ingenti ricapitalizzazioni”. Specificando che il fondo Atlante ha esaurito le risorse a disposizione, che pure hanno evitato, per ora, il “salvataggio interno” (bail-in) con i consueti, pesanti effetti collaterali per azionisti e sub-obbligazionisti.
Così ieri, al termine dell’Ecofin, a Piercarlo Padoan è stato chiesto quanto sia complicata la situazione delle due banche venete. “Posso garantire che stiamo lavorando e stiamo facendo progressi ha risposto diplomaticamente il ministro economico e finanziario del governo Gentiloni – facendo delle operazioni nell’assoluto rispetto delle regole che consentono l’utilizzo di questo meccanismo di ricapitalizzazione precauzionale”.
Il problema sono i numeri del “buco” presentati al cospetto di Bruxelles: nelle due assemblee di fine aprile sono stati approvati bilanci in profondissimo rosso, 1,5 miliardi di perdita per Veneto Banca e 1,9 per la Popolare di Vicenza, così da azzerare la munizioni di Atlante. Per giunta la Banca centrale europea ha rilevato che, per la definitiva messa in sicurezza dei due istituti di credito, è necessario un fabbisogno complessivo di 6,4 miliardi di euro, 3,3 per Vicenza e 3,1 per Montebelluna. E dopo il caso Mps con la sua ricapitalizzazione precauzionale da 8 miliardi e passa (di cui più della metà con fondi pubblici), la Commissione appare molto meno accomodante, anche perché per le due banche venete non si è potuto invocare il rischio sistemico che invece aveva il Monte dei Paschi.
“Un miliardo si può trovare”. Appare ottimista Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza, che risponde così all’ipotesi che intervengano gli imprenditori veneti per soddisfare le richieste di Bruxelles: “’Non ci vogliono moltissime aziende per mettere insieme un miliardo – aggiunge Lorenzin – e credo che tutto il territorio debba mettersi insieme, a partire dall’aiuto che può dare la Regione, per ricostruire un sistema bancario di rappresentanza delle imprese e del sistema locale”.
Intanto però Adusbef e Federconsumatori lanciano l’ennesima, fondata denuncia: “I risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca hanno accettato una vera e propria elemosina in relazione a quanto investito: gli azionisti di Bpvi hanno ricevuto 9 euro a fronte di un valore massimo delle azioni che raggiunse quota 62,50 euro, e quelli di Veneto Banca hanno riavuto in tasca 6,10 euro a fronte di azioni che raggiunsero quota 40,75 euro. Ora per giunta si trovano a fronteggiare il rischio che quel misero risarcimento sia anche eroso dal fisco”. Insomma il territorio, quello vero, ha già dato a sufficienza. E non è ancora finita, perché nel piano industriale preparato da Fabrizio Viola, e inviato alla Commissione Ue, assieme ai minori rischi e al riequilibrio tra raccolta e impieghi ci sono anche le “azioni di efficientamento”. In altre parole la riduzione di sportelli e soprattutto la riduzione del personale. Con i sindacati di categoria che sono immediatamente scesi sul piede di guerra.