Può portare certamente a molte riflessioni l’avventuroso intreccio delle vicende del Monte dei Paschi di Siena. Da una parte, sono presenti nel caso alcuni elementi di eccezionalità, troppo sottolineati peraltro dai media nazionali ed internazionali, mentre andrebbero ricordati invece soprattutto, a nostro parere, i suoi caratteri di normalità e di quotidianità. (…)
Emerge come sembra comunque essersi smarrita anche a sinistra una idea di gestione degli affari economici che guardi al bene comune e agli interessi del paese.
E veniamo ora di nuovo al caso specifico della Banca delle Marche. Alcuni mesi fa, sul manifesto e non solo, avevamo delineato i contorni dell’episodio. Le difficoltà della banca non appaiono certo trascurabili, visto, oltre che il peso dell’istituto nella sua regione di origine, anche comunque il fatto che come dimensioni esso è pur sempre il nono organismo bancario del paese e appariva, sino a tempi recenti, persino il terzo come redditività. (…)
Alla fine del luglio 2012 il direttore generale dell’istituto, Massimo Bianconi, sino a quel momento da tutti riverito come un grande manager bancario, presenta all’improvviso le sue dimissioni. Questo a seguito di un’ispezione della Banca d’Italia che aveva trovato varie irregolarità nella gestione: affari immobiliari personali, rilevanti finanziamenti dati ad amici, collegamenti stretti con altri personaggi quali Coppola e Ricucci, perdite nascoste nelle pieghe dei bilanci, forte sbilanciamento dei prestiti verso alcuni settori e così via. (…)
Una nuova ispezione della Banca d’Italia nel novembre del 2012 porta in effetti ad un esame ancora più critico dei criteri di valutazione dei crediti. (…)
Nell’agosto del 2013 si apprende dalla stampa che la semestrale della banca indica ulteriori perdite di bilancio per circa 232 milioni di euro, in relazione in particolare ad ulteriori perdite su crediti per 452 milioni scoperte nei conti, oltre a quelle rilevate nel bilancio precedente.
Nel frattempo l’istituto ha varato un piano di ristrutturazione che prevede un aumento di capitale per 300 milioni di euro, più 100 milioni di un prestito convertibile, una riduzione delle dimensioni della banca con la diminuzione di 1,5 nel livello dei suoi asset, un taglio rilevante nei suoi costi di gestione.
In tale quadro si prevedono provvedimenti molto drastici, quali la vendita della controllata Cassa di Loreto, l’esternalizzazione del centro elettronico, la cessione di 50 filiali della banca al di fuori delle Marche, la messa a disposizione di tutti i lavoratori con contratto non a tempo indeterminato, che sono circa 200, e un piano di prepensionamenti per circa 300 persone.
Ma ci si può chiedere chi sottoscriverà il nuovo capitale della Banca, tanto più che, come viene sottolineato in un articolo del Corriere della Sera del settembre 2013, al Monte di Paschi servono altri 2,5 miliardi di euro, alla Carige 800 milioni, alla Popolare di Milano 500 e via dicendo. Nessuno sa dove cercarli, mentre le fondazioni azioniste delle varie banche sono messe altrettanto male della banche controllate. (…)

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